“Ho un sogno che spesso…. vive anche di giorno: da grande vorrei fare l’astronauta. Mi piacerebbe andare sulla luna con la navicella spaziale insieme ad altri astronauti per vedere quanto è diversa dalla terra.
Gli astronauti vanno nello spazio per scoprire se nei diversi pianeti ci sono altre forme di vita.
Per raggiungere questi pianeti trascorrono molto tempo all’interno della loro navicella. Fuori dalla terra non c’è la forza di gravità e perciò sembra che gli astronauti volino.
Credo che sia difficile che io parta per la luna…ma se ci andrò vi manderò una cartolina!”
Qualche anno fa, giocando a raccontarci le nostre passioni, con bambini e ragazzi delle scuole elementari, questo è una parte di ciò che ricordo di Niccolò e di un giorno passato con il naso all’insù.
Perché spiegare l’astronomia ai bambini? Semplice, perchè saranno loro a chiederci spiegazioni. La passione per l’universo e i suoi infiniti misteri è antica tanto quanto l’essere umano: dagli uomini primitivi agli antichi Egizi, dai Greci alle civiltà precolombiane, interi popoli si sono interrogati sul comportamento degli astri, convinti che proprio in quello spazio così lontano, popolato da miti ed entità ultraterrene, si nascondessero le grandi risposte dell’esistenza. E non sbagliavano poi così tanto visto che anche oggi – benchè divinità e leggende siano ormai passate di moda – la scienza ricerca negli angoli più remoti del cosmo l’origine di ciò che siamo.
Insomma, l’astronomia è tutt’ora lo strumento migliore per indagare sui segreti più profondi della realtà e sebbene si tratti di una materia complessa e variegata, l’istintivo fascino che esercita è dentro ognuno di noi: dopotutto quale bambino non si è mai fermato ad ammirare a bocca aperta lo spettacolo del cielo?
Bambini e bambine col naso all’insù sono curiosi, cercano risposte per crescere e formano le loro domande difficili, quelle di tutti i bambini.
Potrebbe, infatti, essere il racconto dell’incontro casuale, ma non troppo, e poetico tra una bambina o un bambino qualunque che vuole imparare anche cose impossibili, con l’universo infinito di cui fanno parte.
Questo mi ricorda la storia di Nicole; quando la piccola Nicole Oliveira ha imparato a camminare, già sollevava le braccia per provare a raggiungere le stelle nel cielo sopra di lei. Ora, a soli otto anni, è considerata la più giovane astronoma del mondo: con il suo telescopio scruta il cielo alla ricerca di asteroidi per conto della NASA, prende parte a seminari internazionali sull’astronomia e a incontri con i più importanti esperti del settore nel suo paese, il Brasile. Ma non solo: dalla sua cameretta, riccamente decorata con poster del Sistema Solare e miniature di pianeti e stelle, gestisce un canale YouTube attraverso il quale spiega in parole semplici i misteri dell’universo ai suoi coetanei.
Il progetto a cui ha preso parte si chiama Asteroid Hunters ed è stato pensato per far avvicinare i più piccoli all’astronomia dando loro la possibilità di essere protagonisti di scoperte ‘spaziali’. Nicole ha già scoperto 18 asteroidi durante le sue osservazioni e ha già deciso che darà loro i nomi dei membri della sua famiglia. Se le sue scoperte saranno verificate (e per farlo potrebbero volerci molti anni), Nicole potrebbe diventare la più giovane persona al mondo ad aver scoperto un asteroide – battendo così il record del diciottenne italiano Luigi Sannino.
Il modo migliore per dare speranza è cominciare con i piccoli. E motivarli dicendo che l’universo è così grande che anche le possibilità sono tante, e che l’unico limite è il cielo dice Willem Prins; e forse è cosi che si mantengono vive tutte le soft skills che possono renderci adulti ancora capaci di meravigliarci, guardare il cielo e pensare di poter arrivare lontano nelle nostre sfide di ogni giorno. I viaggi nello spazio, a cui questa settimana è dedicata, ci ricordano il valore dell’impegno e del non porsi limiti, di imparare al di là del conosciuto e di continuare a camminare con il naso all’insù.