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Guerra Ucraina-Russia: l’attacco al Teatro di Mariupol

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Il 16 marzo 2022, nel corso dell’assedio a Mariupol da parte delle forze armate russe presenti in Ucraina, è stato bombardato il Teatro d’arte drammatica dell’oblast’ di Donec’k dove, secondo fonti ucraine, avrebbero trovato rifugio oltre 1000 civili. A sconvolgere l’opinione pubblica internazionale sono state le foto satellitari scattate dalla società statunitense di tecnologia spaziale Maxar. Le immagini diffuse sui principali canali informativi mostrano le lettere della parola “bambini”, scritta in cirillico, dipinte nel cortile e nella piazza antistante al teatro, quasi a voler cercare di salvare quel luogo di arte e cultura tanto caro agli abitanti della città dall’orrore delle bombe. Tentativo che, tuttavia, si è rivelato vano. 

Come riferito dal referente di Human Right Watch Belkis Wille, non è da escludere che il teatro, ospitante nelle sue fondamenta un bunker antiaereo, fosse un obiettivo militare russo, sebbene Mosca abbia negato di aver ordinato il lancio dei missili, additando il Battaglione Azov come principale responsabile della tragedia. A sostenere questa versione ufficiale è stato il Ministero della Difesa russo, secondo cui ad aver fatto saltare l’edificio sarebbero stati i militanti del gruppo militare ucraino neonazista, instauratosi nel Donbass durante la guerra del 2014 per contrastare le attività dei guerriglieri filo-russi, come pretesto per accusare il governo di Mosca dell’operato.

 L’ONG ha dichiarato di non essere stata in grado di stabilire, il giorno del bombardamento, se i civili fossero riusciti a mettersi in salvo abbandonando l’edificio prima dell’attacco. Dubbi e incertezze anche sul numero effettivo di persone presenti al momento del crollo (secondo diverse testimonianze locali il numero si aggirava tra i 500 e gli 800 civili, mentre le autorità ucraine sostenevano che i rifugiati nei sotterranei dell’edificio fossero 1300) e sul loro fato hanno alimentato per diversi giorni il timore che l’intervento dei soccorritori avrebbe rinvenuto sotto le macerie solamente corpi privi di vita. In precedenza, il presidente ucraino Zelensky aveva riportato la notizia di 130 persone portate in salvo da sotto le macerie; un dato che sollevò le perplessità da più fronti giacché nessuna prova visiva (fotografie o video) relativa al loro soccorso fu resa pubblica. Al momento il bilancio rimane imprecisato e le ricerche di soccorritori e volontari proseguono. L’ultima dichiarazione rilasciata dal consiglio municipale riferisce che finora non state identificate vittime o feriti gravi.

Il teatro di Mariupol, divenuto uno dei principali simboli del martirio della città assediata e bombardata da più di venti giorni, è stato edificato nel 1960 e nel corso degli anni ha ospitato rappresentazioni sia di autori classici, come Tolstoj Pushkin, Molière Shakespeare, che contemporanei. Il Ministro della Cultura italiano Dario Franceschini ha recentemente scritto in un tweet che l’Italia sarebbe disposta a offrire il proprio aiuto alla ricostruzione del sito semidistrutto e di aver ottenuto l’approvazione del Consiglio dei Ministri. Offrire mezzi e risorse per riedificare il teatro non è solo un gesto di solidarietà – ha dichiarato Rosa Maria di Giorgi, capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Cultura della Camera dei Deputati- ma anche un messaggio di pace e di buona volontà. Questo perché l’arte e la cultura sono beni universali in grado di superare i confini nazionali e raggiungere ogni angolo del mondo, anche quelli che vivono il dramma della guerra. Insieme all’intrattenimento, il teatro può ancora donare un senso di fuga dalla realtà e permettere agli spettatori di tutto il mondo di continuare a sperare in un futuro migliore per l’intera umanità. 

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