
La Giornata Internazionale della Lingua Madre, indetta dall’UNESCO nel 1999 e riconosciuta ufficialmente dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2007, si celebra ogni anno il 21 febbraio per ricordare un evento storico avvenuto esattamente settant’anni fa che influenzò i cambiamenti geopolitici dell’Asia meridionale. A seguito dell’indipendenza dal Regno Unito nel 1947, l’Impero indiano fu spartito in due diverse entità statali: l’India e il Pakistan. A sua volta il Pakistan fu suddiviso in due parti geograficamente separate e distanti tra loro 1000 chilometri: una occidentale (corrispondete all’odierno Pakistan) e una orientale (l’attuale Bangladesh). Tale partizione tra due realtà linguisticamente e culturalmente diverse accrebbe le tensioni politiche da parte della popolazione bengalese che reclamava una propria autonomia dal controllo diretto dell’amministrazione pakistana.
L’episodio simbolo della giornata internazionale avvenne il 21 febbraio 1952, quando centinaia di studenti dell’Università di Dacca furono brutalmente uccisi dalle forze di polizia inviate dal Pakistan occidentale per reprimere una manifestazione popolare volta alla salvaguardia della lingua bengalese. Le proteste di febbraio rappresentarono uno dei punti più caldi del Muktijuddho, la guerra di liberazione contro l’occupazione pakistana. La popolazione del Bangladesh si oppose con forza all’imposizione da parte del Presidente Muhammad Ali Jinnah della lingua urdu, parlata esclusivamente dalla classe dirigente del Pakistan occidentale, come unica lingua ufficiale dello Stato e reclamò a gran voce il diritto di poter utilizzare la propria lingua madre, espressione di una sempre più sentita identità nazionale. Il governo centrale concesse lo status di lingua ufficiale al bengalese soltanto nel 1956, mentre Il conflitto civile tra il movimento indipendentista della Lega Awami e l’esercito pakistano andò avanti fino dicembre del 1971, quando il Bangladesh, supportato dall’India, riuscì a liberare lo Stato dall’occupazione di Islamabad e ottenere il riconoscimento della propria indipendenza da parte della comunità internazionale.
Con circa 268 milioni di parlanti, il bengalese rientra oggi tra le prime dieci lingue più parlate al mondo, occupando la sesta posizione dopo l’arabo e lo spagnolo. Gli eventi che hanno portato all’indipendenza del Bangladesh e al riconoscimento ufficiale del bengalese sono la dimostrazione di come la consapevolezza e l’orgoglio della propria lingua madre siano fondamentali per la definizione di una solida identità nazionale. Per commemorare le vittime degli scontri contro le forze armate pakistane negli eventi del 1952, il governo bengalese ha fatto erigere a Dacca lo Shaheed Minar, un monumento nazionale alla loro memoria. Nel 2011, un’opera architettonica simile è stata costruita a Roma, nel parco Rabin situato tra Via Panama e Villa Ada, dedicata all’invisibilità culturale e sociale che rischia di portare all’estinzione oltre 2500 lingue nel mondo. Dalla sua inaugurazione, vi si tiene ogni anno, in occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre, una cerimonia ufficiale commemorativa organizzata dall’Ambasciatore del Bangladesh alla quale la comunità bengalese partecipa per ricordare i martiri del movimento sociale che lottò per difendere la propria lingua madre.