ECONOMIA

Tutela dell’ambiente tra i parametri del PIL: un primo passo per l’implementazione del “Prodotto Lordo dell’Ecosistema?

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Nel corso della 52° sessione della Commissione Statistica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) svoltasi dal 2 al 5 marzo 2021 a New York, il Segretario Generale António Guterres ha lanciato l’appello per la creazione di un nuovo sistema di contabilità economico-ambientale che includa nella misurazione del livello di benessere di uno Stato il contributo dello sviluppo sostenibile nella produzione economica. Con l’adozione del nuovo System of Environmental-Economic Accounting-Ecosystem Accounting (abbreviato in SEEA EA), il Palazzo di Vetro ha proposto una revisione nei comuni parametri del Prodotto Interno Lordo (PIL), il principale indice di valutazione del benessere di un’economia, che tenga in considerazione, oltre ai consumi, gli investimenti, le spese pubbliche e il saldo tra esportazioni e importazioni, anche il capitale naturale, ovvero l’insieme di tutte le risorse derivate dall’ambiente in grado di fornire beni e servizi alla società. L’obiettivo è di indirizzare i policy maker verso uno sviluppo dell’economia nazionale che ponga in primo piano la risoluzione delle varie problematiche riguardanti le emergenze ambientali, come il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria e il declino della biodiversità. 

La decisione dell’ONU è arrivata dopo oltre cinquant’anni di discussioni e proposte avanzate dagli addetti della Commissione, in parte sulla scia del famoso discorso pronunciato dall’ex procuratore generale degli Stati Uniti Robert Kennedy presso l’Università del Kansas il 18 marzo del 1968 nel quale si evidenzia la fallacità del PIL come indicatore del benessere delle economie sviluppate. Un passo in avanti è stato compiuto nel 2020, quando un’equipe di scienziati ed economisti dell’Università di Stanford e dell’Accademia delle Scienze della Cina ha studiato la potenziale implementazione su vasta scala di un nuovo parametro, il Gross Ecosystem Product (GEP), tradotto come “Prodotto Lordo dell’Ecosistema”, che sia in grado di misurare il livello di contributo da parte della natura allo sviluppo della società, indirizzare gli investimenti verso decisioni più ecosostenibili e valutare l’operato dei governi in campo ambientale. Secondo gli scienziati che hanno condotto lo studio sul GEP, pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences, non è più possibile ignorare il connubio tra salvaguardia dell’ ambiente e benessere economico della comunità. Nel suo discorso tenuto durante la sessione dello scorso marzo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha più volte ribadito che la crescita dell’economia globale è aumentata di quasi cinque volte negli ultimi cinquant’anni: a un aumento della prosperità economica è corrisposta, tuttavia, una rapida degradazione del capitale naturale, associata alle emergenze ambientali e allo sfruttamento massiccio di risorse energetiche di origine fossile, che minaccia il benessere della società e lo sviluppo sostenibile delle generazioni future.

Le osservazioni della massima autorità amministrativa dell’ONU e degli studiosi del Natural Capital Project all’Università di Stanford sembrano convergere verso un’unica conclusione: il principale parametro macroeconomico usato per misurare il grado di prosperità di un’economia, in altre parole il PIL, non permette di descrivere il valore economico del capitale naturale, né consente di includere tra le sue componenti il livello di benessere che l’impiego delle risorse sostenibili e un ambiente più salubre possono apportare alla società. Auspicare l’adozione di un “PIL verde” potrebbe rappresentare un passo decisivo per realizzare il progetto di un’economia globale più green che impegni governi e istituzioni a pesare sul piatto della bilancia il costo del profitto economico da una parte e i danni all’ambiente dall’altra. Tale impegno sarà necessario per trasformare il sistema attuale secondo un’equazione che valorizzi il mercato delle risorse rinnovabili e indirizzi le politiche nazionali verso azioni mirate alla tutela e ripristino del patrimonio naturale. Una visione appoggiata in particolare dal Department of Economic and Social Affairs (DESA) dell’ONU che vede nel SEE EA un strumento potenzialmente capace di trascendere la statistica ordinaria della misurazione del PIL e garantire l’inclusione del capitale naturale nei rapporti economici.

Come sarà possibile valorizzare i servizi offerti dall’ecosistema e incoraggiare una maggiore sensibilizzazione sulla protezione del capitale naturale? In che modo un parametro innovativo come il GEP potrà essere applicato come indice di valutazione della prosperità economica al pari del PIL? Secondo il direttore del Centro di Ricerca Ambientale dell’Accademia delle Scienze della Cina Zhiyun Ouyang, il quale ha guidato il team di scienziati e ricercatori dell’Università di Stanford, l’efficacia del Prodotto Lordo dell’Ecosistema è direttamente collegata al concetto di “eco-compensazione”. Il meccanismo consente, tramite la valutazione del GEP, di identificare quelle zone che possono generare un cospicuo capitale naturale e permettere alle aree urbane più ricche in termini di PIL di usufruirne in cambio della difesa del loro ecosistema. Ouyang ha scelto la provincia cinese di Qinghai, sull’altopiano del Tibet, dove nasce il Fiume Giallo, per illustrare la sua teoria. Essendo la zona ricca di risorse idriche, ma con una bassa densità di popolazione e un PIL pro-capite dieci volte inferiore a quello di Pechino, il GEP ne quantifica il controvalore in termini di capitale naturale, il quale viene trasferito alle aree di più densamente popolate ed economicamente produttive ma povere di risorse ecologiche. Le province che beneficiano dei servizi offerti da Qinghai si impegnano a loro volta attraverso finanziamenti diretti a preservarne l’integrità del suo patrimonio naturale con il fine di mantenere florido l’ecosistema e generare ulteriore prosperità economica. 

In questa ottica, il GEP potrebbe diventare la chiave di volta per superare il concetto classico del PIL e realizzare l’ambizioso progetto avanzato dalle Nazioni Unite. Per renderlo operativo su vasta scala sarà necessario che la Commissione Statistica dell’ONU lavori su una soluzione comunemente condivisa per standardizzarlo come parametro statistico riconosciuto a livello globale. Ciò sarà possibile solo se gli economisti e i policy maker cominceranno a prendere più seriamente in considerazione la valutazione dei servizi generati dall’ecosistema. Se davvero il PIL risultasse insufficiente a descrivere il cambiamento climatico e a mettere in rilievo il binomio benessere-sostenibilità ambientale, serviranno nuovi strumenti di valutazione con funzione analoga, ma più efficaci nel confrontare i dati ambientali di una determinata economia e a valorizzare le proprie risorse ecologiche.

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