ARTE&CULTURA

Una malattia mentale chiamata Isteria

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Si sente spesso parlare di una malattia mentale che in realtà non è una malattia mentale, anzi non è proprio una malattia (non esiste) ma è solo un termine generico per indicare una serie di comportamenti che riguardano esclusivamente le donne. Purtroppo, è dal 1800 che ci portiamo dietro questo retaggio culturale errato chiamandolo: isteria.

Nella Londra di fine ‘800 alle donne veniva spesso diagnosticata l’isteria come causa di attacchi nevrotici intensi, epilessia, perdita di coscienza o allucinazioni. Una volta finito l’attacco seguiva una fase ad alta percezione emozionale che rendeva le donne imprevedibili nei gesti e nelle parole. Le terapie con cui si cercava di curare questo problema mentale comprendevano idroterapia (bagni in acqua gelata o termale), un regime alimentare particolarmente leggero, riposo assoluto e privazione sensoriale. Una donna isterica, che nella maggior parte dei casi era di buona famiglia, non poteva perciò né leggere né studiare, doveva restare isolata e in un ambiente privo di stimoli poiché ogni fonte di piacere poteva diventare per lei causa di malessere. Ovviamente non c’era niente di verificato o attendibile in queste diagnosi e tantomeno nelle cure proposte che erano perlopiù basate su ipotesi. Alcune di queste cure, imposte dai medici più rigorosi, utilizzavano come rimedi dei trattamenti estremi come l’isterectomia o la clitoridectomia oppure rinchiudevano direttamente le donne in manicomio.

Ogni volta che una donna sveniva le veniva detto che era a causa di un attacco isterico ma sarebbe stato più logico pensare che la causa potesse essere il corsetto troppo stretto o la scarsa qualità del cibo ricevuto. Già nel 1700 si iniziava a parlare di isteria come disturbo psichico ma è solo nel 1800 che si iniziò ad abusare di questo termine facendolo diventare una scusa per riportare le donne troppo indipendenti al loro posto nella società. La maggior diffusione della malattia coincide con il periodo in cui iniziava a formarsi il movimento delle suffragette e la relativa emancipazione femminile, cose che spaventavano molto chi aveva ancora una visione chiusa e retrograda del mondo.

Nel 2012 la regista Tanya Wexler ha realizzato un film scanzonato dal titolo evocativo “Hysteria” per affrontare con leggerezza un tema che tanto leggero non è mai stato. È una commedia in costume che alterna ilarità a temi importanti di dimensione storico-sociale. 

La pellicola mostra una delle cure consigliate e ritenute efficaci per sconfiggere gli attacchi di isteria: il massaggio pelvico. Vengono narrate le vicissitudini che hanno portato il giovane Dottore Mortimer Granville (personaggio storico) a lavorare con il Dottor Robert Dalrymple, specialista in medicina femminile. Le donne che frequentavano l’ambulatorio mostravano disturbi come: ninfomania, frigidità, instabilità emotiva; che vengono ben risolti dalla manovra pelvica applicata dal protagonista, ma la suddetta manovra risulta faticosa se fatta spesso e per lunghi tempi, tanto da far lussare la mano a Mortimer che quindi si è ritrovato nella situazione di non poter più lavorare. Da qui nasce l’idea di perfezionare il vibratore (o manipulator) inventato da George Herbert Taylor, rendendolo elettromeccanico.

Nel film ha un ruolo chiave Charlotte, la primogenita del Dott. Dalrymple, dichiarata femminista sempre pronta a battersi per i diritti delle donne, a partire dalla libertà elettorale fino ad arrivare a quella sessuale. È lei ad affermare che l’isteria non esiste sollevando interrogativi sugli studi svolti fino a quel momento.

L’isteria, come malattia mentale, è stata studiata da uno dei più importanti neuropsichiatri francesi, Jean-Martin Charcot, che portò una vera e propria rivoluzione in tema di trattamento delle malattie mentali facendo innumerevoli studi e applicando come rimedio l’ipnosi. Sigmund Freud, nonostante fosse allievo di Charcot presso la clinica Salpêtrière, col tempo sviluppò un certo scetticismo verso le sue conclusioni. Freud studiò lungamente l’isteria individuando le cause in un trauma infantile rimosso, che grazie a delle sedute di psicoanalisi poteva essere riportato alla coscienza e neutralizzato. Nel 1895, con Josef Breuer, scrisse il libro “Studi sull’isteria” che è alla base della psicoanalisi freudiana.

Più recentemente, seguendo queste analisi, Ernesto de Martino (antropologo e filosofo) ha messo in relazione l’isteria con il tarantismo, sindrome “culturale” con sintomi analoghi che si manifestava nel sud Italia in donne di estrazione popolare, collegata ad una patologia che si riteneva essere causata dal morso di ragni. La “cura”, tramandata dalla tradizione popolare era un “esorcismo musicale”, si faceva ballare alla donna una danza frenetica che la conduceva in uno stato di trance da cui ne usciva guarita.

L’invenzione del vibratore raccontata nel film sembra quasi un pretesto, la regista ci vuole mostrare quanto il ritratto ottocentesco del mondo della medicina e di quello della condizione della donna sia legato e ancora attualissimo. Oggi come allora l’uomo può essere ottuso nel perseverare in convinzioni prive di fondamento senza riuscire a guardare oltre le apparenze, causando così sofferenza e malessere. È importante riuscire a concepire una critica sociale su eventi del passato per poter così ottenere dei miglioramenti che possano rispecchiare e celebrare anche le conquiste del progresso.

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