PEDAGOGIA

Alfabeto: la chiave per un Mondo Nuovo.

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Le Rotte Migranti sono molte. Innumerevoli le motivazioni che spingono qualcuno a lasciare la propria terra natia. Sono innumerevoli le possibilità e le condizioni di viaggio. Sono molteplici i sentimenti che accompagnano il cambiamento. Facendo un enorme ed indicibile taglio alla narrazione poi, ci rendiamo conto di quanto siano diversificate le storie di ogni individuo, ogni famiglia quando inizia la vita nel nuovo paese. In questo enorme ventaglio di storie, in questo groviglio di vite, spesso dolorose, ci sono loro: i bambini.

Nella quasi totalità dei casi non sono loro a scegliere di partire, ma anzi, come uno dei ricordi di famiglia più cari subiscono la decisione, il viaggio, il dolore ed il cambiamento, senza che nemmeno una volta venga chiesto loro “E tu piccolo, tu, sei d’accordo?”. È comprensibile: nella vita di bambino di ognuno di noi abbiamo dovuto osservare le scelte dei grandi. Ognuno di noi agirebbe allo stesso modo: scegliendo per il bene del piccolo certamente, ma senza interpellarlo.

Famiglie e bambini, spesso aprono la porta del Belpaese e lo fanno senza possedere una chiave vera e propria. Navigano sotto costa a vista e nell’incertezza, senza conoscere usi, costumi, regole, possibilità, senza conoscerne la lingua. Qui i bambini che finora sono rimasti ai margini della storia divengono protagonisti.

“Lo Stato riconosce al minore la titolarità dei diritti inviolabili, a prescindere dalla nazionalità e dallo status (regolare o irregolare), e ogni decisione che lo riguarda deve tener conto del suo preminente interesse.”

Che cosa significa tutto ciò? Vuol dire che i minori stranieri presenti sul territorio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla loro condizione di regolarità, pertanto, anche se privi di permesso di soggiorno, possono essere iscritti nelle scuole italiane di ogni ordine e grado a parità di condizione con i cittadini italiani. La normativa in materia esclude che vi sia un obbligo, da parte dell’amministrazione scolastica, di denunciare la condizione di soggiorno irregolare degli alunni che stanno frequentando la scuola e, quindi, esercitano un diritto riconosciuto dalla legge.

Il diritto dei bambini, sancito dalla Convenzione dei Diritti del Fanciullo e applicato dalle nostre leggi, rende più importante fornire alle nuove generazioni, ed in questo caso alla famiglia migrante tutta, una chiave per avere accesso alle possibilità che il Paese offre. L’alfabeto, la lingua, il poter comunicare per poi apprendere una cultura diviene prioritario rispetto al controllo del permesso di soggiorno. In questo caso cultura batte denaro uno a zero. Forse nelle intenzioni del legislatore non c’era questo retropensiero, ma la legge c’è, la realtà dei fatti è questa e noi abbiamo l’occasione per riflettere sulla potenza dell’alfabetizzazione come chiave d’accesso per una nuova vita.

Si nasce ed arriva sempre il momento in cui iniziano le prime sillabe, le prime parole ed ecco che la lingua inizia a divenire mezzo di comunicazione, fino a quando questa foresta intricata di suoni e simboli viene decifrata e normata da leggi ben chiare a scuola. Le pagine riempite di righe di simboli tutti uguali, le filastrocche che ricordano l’ordine dell’alfabeto, e poi i primi numeri e le sillabe, le parole, i primi scritti, i testi, i dettati, i libri da leggere nelle vacanze. Non ce ne siamo resi conto forse, ma dall’alfabeto in avanti per noi tutti si sono spalancate le porte del sapere, della cultura, dell’apprendimento, della curiosità, del crescere, del desiderare e dello scegliere. Ecco che tutto questo magico incantesimo, questo percorso fatto di letterine, cori di parole e piccole fatiche deve essere per tutti. E lo ha capito, o forse è stata solo una svista, il legislatore che privilegia il diritto ad avere una chiave d’accesso alla vita a quello di avere un documento d’identità.

Essere inseriti nel processo di alfabetizzazione di un paese, per una persona straniera significa molto di più che apprendere una lingua nelle sue regole. Significa molto più che imparare a leggere e scrivere. Spesso significa darsi la possibilità di ri-nascere, significa trovare la famosa chiave che permette di aprire la porta di un nuovo mondo con maggior consapevolezza, avendo una cartina che consente di orientarsi, scegliere e comunicare, senza essere uno scarto ai margini della società perché non ha mezzi per interfacciarsi con la realtà in cui si è inserito. 

E gli adulti appena arrivati? Per loro non è previsto di diritto un processo di “ri-alfabetizzazione” in lingua locale, qui e non è nemmeno prevista una burocrazia che contempli almeno una seconda lingua. Per loro trovare la chiave di un nuovo mondo è quindi ancora più arduo. Se veramente si vuole fare dell’Italia un Paese inclusivo, forse un micro-diritto allo studio protetto a prescindere dal proprio status di regolarità, potrebbe essere la chiave per permettere un inserimento degli stranieri che sia più funzionale e proficuo.

Per noi, nati nel tradizionale “lato buono” del mondo, quello allo studio, è un diritto quasi superato, c’è, basta, non potrebbe non essere così, anzi a tratti che noia studiare pensano i piccoli, quanti soldi devo sprecare per il materiale scolastico pensano gli adulti. Ma nelle traiettorie delle storie migranti forse l’accesso alla scuola è un privilegio di cui essere orgogliosi. Forse avere accesso all’istruzione per un figlio che imparando una lingua negli anni potrà essere un veicolo di informazioni, ed una guida attenta nella foresta burocratica italiana per una famiglia intera rappresenta una possibilità per un futuro migliore. Ed il permesso di Soggiorno? Beh quella è un regola dei grandi, i bambini possono continuare ad imparare e giocare a scuola senza doverci prestare attenzione per un po’.

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