Negli ultimi due anni, con la complicità della pandemia da Covid-19, i grandi dibattiti sull’energia e su quali azioni adoperare per la lotta al cambiamento climatico si sono polarizzati fino a dare linfa e vita a piani noti come quello europeo del Green New Deal. Nella discussione sulla transizione energetica quelle più nominate sono l’energia solare, eolica, biomasse, idroelettrica, l’uso dell’idrogeno come vettore energetico. In questo contesto, quale potrà essere il ruolo dell’energia nucleare?
GREEN NEW DEAL ED ENERGIA NUCLEARE
Introdotto nel 2019 con la neo-Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, il Green New Deal è uno degli strumenti più all’avanguardia a livello mondiale nel contrasto al cambiamento climatico e nella possibilità di cambiare la policy energetica del continente europeo. In un contesto in cui l’energia solare, l’eolico, le biomasse e l’idrogeno verde stanno sempre più prendendo piede nella visione della riduzione delle emissione entro il 2050, quale posto ricopre e potrà ricoprire l’energia nucleare?
Dopo il lancio del Green New Deal nel dicembre del 2019, il Joint Research Council, che è un organo scientifico e consultivo della Commissione europea, ha affermato che non vi è nessuna evidenza scientifica che l’energia nucleare possa essere più rischiosa di altre fonti energetiche. Sicuramente, nella conoscenza generale il nucleare viene, fin troppo spesso, correlato alla proliferazione delle armi nucleari. Molti Paesi, al di fuori dell’Unione europea, che utilizzano l’energia nucleare hanno anche cercato di sviluppare una bomba atomica, molto spesso utilizzato come mero strumento di difesa (chi mai attaccherebbe Israele che detiene 200 testate nucleari !?), in altri casi è una semplice fonte di energia, sicura nella maggior parte dei casi, escluso l’incidente di Chernobyl e l’ultimo, dopo lo tsunami in Giappone, della centrale nucleare di Fukushima.
Se consideriamo il nucleare negli ultimi anni, oltre alle fonti fossili, ha permesso di risparmiare la vita di più di 1 milione di persone, che avrebbero rischiato di morire a causa dell’inquinamento dell’aria, che ad oggi risulta essere di poco più di 9 milioni ogni anno. All’interno dell’Unione europea, lo stesso Frans Timmermans, responsabile all’interno della Commissione europea del Green New Deal; lui stesso, nel gennaio del 2020 aveva affermato che molti Paesi dell’Unione europea avrebbero potuto vedere nell’energia nucleare la possibilità di una transizione green che non avrebbe causato perdite di lavoro e soprattutto un buon livello di efficienza energetica. Le parole di Timmermans sono piaciute e non poco, alla Polonia, all’Ungheria e alla Repubblica Ceca, il cosiddetto gruppo di Visegrad che non hanno altra scelta che ricorrere al nucleare per poter centrare gli obiettivi imposti dall’Unione europea con la legge sul clima.
La scelta di utilizzare il nucleare all’interno dell’Unione ha, quindi, ad oggi, un occhio di riguardo da parte della Commissione, che non ha intenzione di intervenire qualora i Paesi decidessero di puntare sull’atomo. Questo anche perché il nucleare pesa nel portafoglio europeo per circa il 45% nel portafoglio europeo di energia low carbon. È proprio questa ambigua posizione dell’Unione che potrebbe mettere in crisi il Green New deal, delineando gli obiettivi ma non esprimendosi in maniera netta rispetto agli strumenti da utilizzare in questo campo.
PRO E CONTRO
Il rischio dei cambiamenti climatici e la persistente insicurezza legata all’approvvigionamento energetico e della sicurezza energetica, a livello internazionale, come già affermato in precedenza, ha reso l’utilizzo del nucleare una possibilità per ridurre le emissioni dei gas serri. Ma quali sono i pro ed i contro dell’energia atomica?
Innanzitutto l’energia nucleare non deve essere vista come una fonte sostitutiva dell’energia rinnovabile, ma piuttosto come una fonte complementare ad esse. Se, per esempio, in Italia venisse lanciato un programma nucleare, le fonti derivanti dall’ENEA parlano chiaro:
- Si diminuirebbero le emissioni di CO2 di 7,5 tonnellate per ogni singolo reattore;
- Si diminuirebbe l’importazione di carbone, con meno 4 tonnellate ogni anno;
- Si creerebbero circa 13 mila posti di lavoro.
Risultati importanti ed evidenti, ma passiamo ora anche ad analizzare contro.
Le centrali nucleari richiedono grandi quantità di acqua per poter essere raffreddate, acqua dolce per di più, quindi le centrali dovrebbero essere costruite accanto a dei fiumi, laghi, o accanto al mare con delle macchine di desalinizzazione; con i cambiamenti climatici e l’aumento delle ondate di calore, molto spesso, la produzione di energia nucleare si è dovuta fermare proprio per la mancanza di acqua. Almeno in estate, quindi, le centrali nucleari non potrebbero lavorare a pieno regime.
Il secondo problema riguarda quello dell’innovazione tecnologica; ad oggi incidenti nucleari come quelli di Chernobyl è quasi impossibile che possano riaccadere; in primis perché la sicurezza energetica è aumentata, in secondo luogo perché il livello di democratizzazione nel mondo è aumentato rispetto al 1986, per cui un eventuale incidente sarebbe comunicato tempestivamente. Tuttavia, il problema è quello dell’elettrificazione, o meglio della rete infrastrutturale per elettrificare.
Ultimo problema, ma non meno importante, è quello delle scorie radioattive. Il problema dei rifiuti radioattivi è che in primis essi si differenziano in alta attività e bassa attività; quelli a bassa radioattività sono derivanti da diagnostica medica (banalmente, le TAC), centri di ricerca o dall’industria ed ci impiegano in media 300 anni ad essere smaltiti; quelli ad alta intensità, invece, sono composti da combustibili nucleari, che necessitano di depositi geologici, profondi anche fino a 1000 metri.
Ad oggi, quindi, il rapporto costi-benefici, sembra pendere più verso i contro che i pro, non è tuttavia lo scopo di questo articolo schierarsi a favore o contro del nucleare. Come sempre, piuttosto, la volontà è quella di dimostrare la necessità di un’azione congiunta a livello internazionale, di attuare delle policy green con chiari obiettivi e con gli strumenti adatti da adoperare, affinché la lotta al cambiamento climatico possa portare i risultati sperati.