Dopo anni di espansione del comparto turistico che, secondo le stime della UNWTO (United Nations World Tourism Organization), nella fase pre-Covid-19 registrava un tasso di crescita media annua del 3,7%, con entrate derivanti dal turismo internazionale pari a circa 1.480 miliardi di dollari, le limitazioni alla libertà di movimento e la sospensione delle attività economiche legate al settore a causa dell’emergenza pandemica, l’hanno fortemente impattato a livello globale. Secondo un rapporto della UNWTO, nel 2020 gli arrivi turistici internazionali si sono ridotti del 73%, causando la perdita di 62 milioni posti di lavoro a livello globale, con un impatto particolarmente negativo per le piccole e medie imprese. Il settore turistico, che tra il 2014 e il 2019 ha contribuito a creare 1 posto di lavoro su 4 a livello globale, nel 2020 ha visto diminuire il suo apporto al PIL mondiale del 49,1%. Complessivamente, la UNWTO e la Conferenza sul commercio e lo sviluppo dell’Onu (UNCTAD) stimano che l’impatto economico del crollo del turismo legato alla pandemia di coronavirus nel 2020 abbia superato i 4.000 miliardi di dollari.
L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SUL SETTORE TURISTICO ITALIANO
A soffrire maggiormente dell’impatto negativo della pandemia da Covid-19 sul turismo sono stati i Paesi a forte vocazione turistica come l’Italia, dove la crisi economica legata alle restrizioni anti-Covid ha bloccato l’intera filiera del settore: dalle agenzie di viaggio, ai tour operator, al trasporto aereo, al comparto delle fiere e dei congressi, sino alle strutture ristorative e alberghiere. L’impatto della pandemia sul turismo, sia domestico che internazionale, è stato particolarmente sentito nelle metropoli e nelle città d’arte, chiuse ai voli internazionali e fortemente limitate nelle possibilità di offrire servizi all’aperto ai turisti italiani. In base alle rilevazioni dell’ISTAT, nel 2019 gli arrivi negli esercizi ricettivi italiani (alberghieri ed extra-alberghieri) sono stati 131,3 milioni, composti per 65 milioni dagli arrivi dei residenti all’estero (49,5%) e per 66,3 milioni dagli arrivi dei residenti in Italia (50,5%). Inoltre, si è registrato un totale di 436,7 milioni presenze, pari alla somma di 220,6 milioni di presenze dei residenti all’estero (50,5%) e di 216 milioni di presenze dei residenti in Italia (49,5%). La maglia nera va a Venezia, che nel 2020 ha visto una diminuzione di 13,2 milioni di presenze, seguita da Roma, Firenze, Milano e Torino. In queste città, la combinazione di mancanza di viaggiatori e allungamento del lavoro in smart-working ha rischiato di bloccare i sistemi imprenditoriali locali, soprattutto quelli legati alla spesa turistica come ristoranti, bar e negozi dei centri storici.
Per garantire una ripresa in sicurezza e duratura del settore del turismo, non basta dunque un intelligente coordinamento nazionale o un piano di incentivi economici che permetta alle attività del settore di sopravvivere alla fase di emergenza, ma è necessaria un’azione coordinata a livello internazionale.
IL RUOLO DEL G20 A PRESIDENZA ITALIANA PER LA RIPARTENZA DELL’ECONOMIA DEL TURISMO
L’Italia ha assunto la Presidenza del G20 a partire da dicembre 2020, nel pieno della crisi globale provocata dalla diffusione del Covid-19. Nel 2021, l’agenda del G20 ha concentrato gli sforzi sul risanamento dei danni causati dalla pandemia, con l’obiettivo di identificare le politiche necessarie per il ritorno alla normalità e per garantire il rilancio di una crescita sostenibile e inclusiva. Tuttavia, la presidenza italiana del G20 può giocare un ruolo cruciale anche nel sostenere la ripresa in sicurezza dei viaggi internazionali, progettando misure che possano essere adottate a livello globale per assicurare una ripresa in sicurezza dei flussi turistici dopo le pesanti restrizioni subite dal settore a causa della pandemia.
Con questo obiettivo, nel corso della prima riunione ministeriale nell’ambito della Presidenza italiana del G20, il 4 maggio 2021 i ministri di settore del G20 in collaborazione con l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) hanno approvato una serie di linee guida per il futuro del turismo. Il documento stilato, nominato “Rome G20 Guidelines” evidenzia sette aree di intervento per sostenere la ripresa sostenibile e resiliente dei viaggi e del turismo e il loro contributo alla crescita globale.
SETTE PUNTI PER UNA RIPARTENZA SICURA
Il primo dei punti evidenziati dai ministri del turismo del G20 è la mobilità sicura, ovvero la necessità di sviluppare un quadro organizzativo coordinato per la mobilità internazionale, che permetta di integrare le iniziative di mobilità dei diversi paesi. La possibilità di garantire una mobilità sicura è infatti fondamentale per ripristinare la fiducia dei viaggiatori nei confronti del turismo internazionale e dunque per promuovere la ripartenza dell’economia del settore.
Il secondo, terzo, quarto e quinto aspetto tra quelli identificati dai ministri del G20 si focalizzano sulla trasformazione verde dell’industria del turismo e sulla necessità di orientare l’evoluzione del turismo globale in una direzione sostenibile. Tali punti comprendono lo sforzo di ridurre al minimo l’impatto di possibili crisi economiche o ambientali future sul turismo, creando un settore turistico che sia più solido e stabile anche in tempi incerti e cercando di ampliare i benefici del comparto turistico a più componenti sociali. Questi aspetti dovranno convergere verso una revisione integrale del settore che sia in linea con la transizione verde globale, al cui raggiungimento i paesi del G20 si sono impegnati.
Altro aspetto fondamentale identificato nelle linee guida del G20 per il futuro del turismo è quello legato alla transizione digitale, ossia consentire a tutti gli operatori del turismo di beneficiare pienamente delle nuove opportunità digitali. A questo si lega l’ultimo fattore identificato nel “Rome G20 Guidelines”, che sottolinea la necessità per i singoli Stati di concentrare maggiori investimenti e infrastrutture per garantire le risorse necessarie a un futuro sostenibile del turismo.
Gli elementi evidenziati dal documento stilato sotto la guida della Presidenza italiana del G20 propone di fatto una revisione del ruolo assegnato fino ad oggi al comparto dell’economia del turismo da parte dei singoli Stati. Tale visione incoraggia a considerare l’esperienza della pandemia come l’occasione giusta per dare priorità a un’agenda di sviluppo sostenibile nel guidare il futuro del turismo. La necessità di progettare politiche per un settore turistico più sostenibile, inclusivo e resiliente può essere anche un’importante chiave di volta per una crescita equilibrata per guidare la ripresa di questo settore che, è bene ricordare, rappresenta circa 1 posto di lavoro su 10 a livello globale. Ripristinare la fiducia nei viaggi e nel turismo è il primo passo per consentire la ripresa economica dell’intera filiera, ma affinché tale ripartenza dia seguito a una reale trasformazione del settore il G20 dovrà impegnarsi concretamente a sostenere, integrare e coordinare le principali iniziative internazionali attualmente in fase di sviluppo per una mobilità internazionale sicura, compreso il Green Digital Certificate dell’Unione Europea e i piani di spesa pubblica delineata nei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza (PNRR) presentati dagli Stati Membri.