Con il primo viaggio di Biden in Europa, avvenuto lo scorso 10 giugno 2021, si è aperta una nuova fase della geopolitica internazionale; un viaggio tra il G7, l’Unione europea e la NATO per dare nuova linfa al multilateralismo sopito dalla vecchia Amministrazione Trump.
Il G7 aperto in Cornovaglia nei primi giorni di Giugno ha segnato una svolta epocale rispetto agli ultimi anni, abituati alla politica di Trump ed al suo “America first”. Una visita ricca di tappe, nel suo lungo viaggio nel mondo occidentale. L’incontro avvenuto con i leader del G7 è servito a ristabilire l’unità necessaria per affrontare le sfide del futuro: la crisi pandemica con la sua conseguente crisi economica, con un progressivo aumento delle disuguaglianze; la sempre più acuta emergenza climatica che impone scelte drastiche per garantire l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050; infine, le risposte strategiche alla Russia e alla Cina, che, anche se in maniera differente, vengono percepite come due rischi per l’Occidente e per il sistema globale.

In questo contesto di tensioni si è svolto il primo viaggio di Biden. Il rapporto tra gli Stati Uniti e l’Europa veniva da 4 anni di crisi, con l’amministrazione Trump e la sua inattesa vittoria; mentre ci si preparava ad un passaggio di consegne tra Obama e la Clinton, la vittoria di Trump ha cambiato i piani non solo degli Stati Uniti, ma di tutto il sistema internazionale e soprattutto dei rapporti in tutto l’Occidente.
La necessità del viaggio di Biden era sicuramente quello di recuperare fiducia nei confronti dell’Europa, nonostante le azioni di Trump non abbiano creato danni permanenti, ma hanno sicuramente indebolito le relazioni atlantiche, scavando un fossato di tipo psicologico che Biden ha fin da subito voluto sanare. Dopo i primi mesi dedicati alla politica interna, preso dai problemi della pandemia, della campagna vaccinale e cercando di unire i cocci derivanti dall’attacco dello scorso 5 gennaio a Capitol Hill, Biden ha voluto iniziare il suo impegno in prima persona nell’ambito della politica estera partendo dall’Europa. Nonostante fin dai suoi primi decreti Biden abbia deciso di far entrare nuovamente gli USA negli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico ed ha deciso il ritiro dall’Afghanistan, a livello internazionale era rimasto quasi nell’ombra su alcune questioni, rimarcando quanto già affermato durante la sua campagna elettorale. Il suo viaggio in Europa, tuttavia, non ha avuto una funzione eurocentrica, ma piuttosto globale: i quattro vertici a cui ha partecipato, dal G7, alla NATO, fino all’incontro con Putin a Ginevra, passando per l’incontro con l’Unione europea, Biden ha voluto dare un senso di visione attraverso il suo viaggio, andando a restringere sempre di più il cerchio delle relazioni internazionali: da quelle globali, fino a quelle tra USA e Russia passando per quelle atlantiche, perché le relazioni oltreoceano sono tra le più importanti.
Diverso, invece, il senso del viaggio per Russia e Cina. In almeno tre vertici si è parlato di Cina e Pechino che si sono mostrate molto contrariate dalle esternazioni manifestate durante questi incontri. La Cina ha fin da subito voluto tenersi stretta la Russia; Putin e Xi Jinping hanno allacciato un rapporto di cooperazione win-win, che sicuramente si oppone all’arco occidentale. Tuttavia, nonostante Biden abbia mantenuto una politica ostile nei confronti della Cina, cambiando solo a tratti i toni del confronto, il grosso problema è con la Russia, con cui i rapporti sono i più incrinati dai tempi della Guerra Fredda.

Un’altra cosa interessante è stato il fatto che il viaggio di Biden si sia concluso proprio con l’incontro con Putin; Biden, dagli albori dei suoi incontri internazionali ha voluto fin da subito riallacciare i rapporti, cercando di conquistare nuovamente quella unità perduta durante l’Amministrazione Trump. Un tentavo per allargare le aspettative europee verso l’Indo-Pacifico, andando a confermare la difesa in Europa attraverso la NATO. Questo è sicuramente il passo più importante, in quanto gli USA hanno da sempre considerato l’Unione come un blocco economico-commerciale e non come un interlocutore geopolitico.
Ultimo, ma non meno importante, Biden ha da sempre affermato di voler avere un occhio di riguardo diverso nella relazioni transatlantiche attraverso la NATO. Il vero problema sarà come ampliare il concetto strategico della difesa europea incentrandolo sulla struttura della NATO.
Tra Bruxelles e Washington restano differenze significative, nonostante il viaggio di Biden e la sensibilità mostrata sui vari temi, primo fra tutti il Green New Deal, molto più concreto in Europa che in America. Tuttavia, fondamentale sarà partire da questo viaggio per rilanciare relazioni che sembravano perdute o per lo meno sfilacciate; relazioni che dovranno definire un percorso che possa garantire maggiore stabilità e prevedibilità nella lotta alle sfide future e alle crisi regionali.