ENERGIA&AMBIENTE

Il futuro della cooperazione energetica tra le due sponde del Mediterraneo: quale ruolo per gli investimenti privati?

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Il settore energetico ha storicamente ricoperto un ruolo centrale nel Mediterraneo, rappresentando un importante ponte economico e politico tra i paesi della regione. Geograficamente, infatti, il Mediterraneo è uno snodo cruciale per il mercato globale degli idrocarburi e in particolare per il transito degli stessi dai maggiori centri di produzione in Asia e Medio Oriente ai mercati di consumo occidentali. Tuttavia, se da un lato la storia della cooperazione energetica nel settore dei combustibili fossili e del gas ha rappresentato un successo, i più recenti tentativi avviati per favorire una trasformazione sostenibile del settore energetico regionale non hanno sempre prodotto risultati altrettanto convincenti. A livello europeo, infatti, sono numerose le iniziative susseguitesi (per citarne solo alcune Desertec, Mediterranean Solar Plan, Union for the Mediterranean, Association of Mediterranean Energy Regulators, Mediterranean Transmission System Operators ecc.), i cui risultati, tuttavia, hanno evidenziato la mancanza di un quadro strategico comune, nonché un approccio poco lungimirante e unidirezionale a livello europeo, circa le prospettive di sviluppo economico nella sponda sud del Mediterraneo.

Nondimeno, le dinamiche in atto nella regione, quali il significativo aumento della domanda di energia sulla sponda meridionale del Mediterraneo e la necessità di rispondere a questo fabbisogno energetico in modo sostenibile, rendono l’attuale momento storico un’opportunità ideale per ripensare la collaborazione regionale in campo energetico.

TRANSIZIONE ENERGETICA E NUOVE PROSPETTIVE DI COOPERAZIONE

Da tempo petrolio e gas dominano il quadro energetico del Mediterraneo, arrivando a rappresentare più del 50 per cento dell’export totale nella regione; tuttavia, l’odierna disponibilità di risorse rinnovabili e le ingenti riserve di gas naturale, accompagnate parallelamente da un progressivo declino dei prezzi delle tecnologie rinnovabili, rappresentano un’occasione per coniugare strategicamente sostenibilità ambientale e sicurezza energetica nei paesi dell’area e per ripensare i modelli di cooperazione in campo energetico tra la sponda nord e la sponda sud-orientale del Mediterraneo.

L’attuale fase permette infatti di auspicare che il commercio energetico, pur rimanendo un pilastro vitale della cooperazione economica regionale, cambi progressivamente natura nell’ottica degli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea. L’area del Mediterraneo presenta, inoltre, notevoli potenzialità per lo sviluppo delle energie rinnovabili, in particolar modo nel campo del solare e dell’eolico. A questo si aggiungono le possibili prospettive per un maggiore interscambio elettrico legate all’aspetto infrastrutturale, che in futuro potrebbe essere sfruttato per trasportare quote crescenti di biogas e idrogeno verde. A riprova di ciò, le stime dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) prevedono che, complessivamente, la capacità rinnovabile nella regione raddoppierà nei prossimi cinque anni.

Nonostante il settore energetico sia evidentemente fondamentale per il panorama geo-economico del Mediterraneo, l’assenza di una strategia condivisa fra i paesi della regione, così come la frammentazione degli attori coinvolti e degli strumenti impiegati nel processo di transizione energetica, hanno lasciato spazio ad iniziative prive di coordinamento e poco efficaci. In questo contesto, la progressiva penetrazione del settore privato nelle dinamiche della transizione “verde” rappresenta uno strumento essenziale per sopperire alla mancanza strutturale di una rete organica di infrastrutture, necessaria per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica e sviluppo economico dell’Agenda 2030.

IL RUOLO DEL SETTORE PRIVATO

Il settore privato ha finora dimostrato la sua centralità per la transizione energetica nel Mediterraneo tanto nei processi di decarbonizzazione delle economie regionali, quanto nella massimizzazione della produzione di energia elettrica e nella costruzione di infrastrutture. Molte regioni del Mediterraneo necessitano infatti di ingenti investimenti per sbloccare il proprio potenziale “rinnovabile”. Secondo le stime della Banca Mondiale, ad esempio, Egitto, Giordania e Marocco necessiterebbero di 100 miliardi di dollari di investimenti fino al 2030 per poter rispettare gli accordi sottoscritti a Parigi nel 2015. Inoltre, le sinergie che accompagnano gli investimenti privati presentano potenzialità che vanno ben oltre il settore energetico, promuovendo il dialogo politico inter-regionale e contribuendo allo sviluppo economico e commerciale dei Paesi della regione grazie alla potenziale introduzione di modelli di business innovativi.

In questo contesto, l’Italia ha un ruolo di spicco in ambito regionale, sia grazie alla presenza di grandi attori come Edison, Enel, Eni, Snam e Terna, sia con attori internazionali come il consorzio Trans-Adriatic Pipeline e, non da ultimo, grazie alle numerose piccole e medie imprese italiane attive nelle industrie affini al settore delle rinnovabili e del gas, che rappresentano uno dei motori principali della transizione energetica nel Mediterraneo.

QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO?

Se nell’immediato futuro è prevedibile che l’energia resti il focus della cooperazione regionale nel Mediterraneo, al contempo è altrettanto auspicabile che l’Ue e i paesi della sponda sud delineino un approccio più unitario alla transizione energetica. Difatti, un nuovo modello di cooperazione in campo energetico permetterebbe non solo di superare l’impasse che fino ad oggi ha rallentato la transizione verde nel Mediterraneo, ma favorirebbe altresì una maggiore integrazione intra e inter-regionale. A tal fine, è però necessario ripensare i criteri fondamentali di cooperazione, cercando di valorizzare maggiormente le risorse locali e dando priorità alla transizione socio-economica dell’area. Allo stesso tempo, urge una maggior apertura al settore privato per sbloccare appieno il potenziale dei finanziamenti utili al processo di transizione energetica regionale e per meglio implementare una strategia di sviluppo economico a lungo termine. 

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