GEOPOLITICA

La geopolitica del mediterraneo

Spread the love

Negli ultimi decenni il mediterraneo si è trasformato dall’essere inteso come un mare, un confine tra l’Europa e l’Africa, ad un vero scenario internazionale in cui si sono scatenati interessi geopolitici e strategie, rendendolo uno dei palcoscenici più in fermento nel contesto mondiale. 

IL MEDITERRANEO CONTESO

È dai tempi antichi che il Mediterraneo è sempre stato un ambiente unico, che è sopravvissuto per secoli come microcosmo noto come Mare Nostrum. Analizzando storicamente il Mediterraneo, dai Greci, ai Fenici, dai Romani fino alle Repubbliche marinare, il concetto di Mare Nostrum si è andato ad evolvere in maniera concettuale in un’area Euro-Mediterranea. Da dopo la Seconda Guerra mondiale, le divisioni della Guerra Fredda non hanno, tuttavia, intaccato la compattezza, anzi hanno creato delle condizioni particolari per la ulteriore conservazione di uno spicchio di globo che rappresenta un territorio di mescolanze culturale, sociali, politiche e di strategie.

L’Occidente ed in particolare l’Europa, negli ultimi 15 anni, hanno smarrito la consapevolezza della dimensione delle regioni geopolitiche dell’area, ritenendola solo uno spazio di eredità storica. Analizzando l’area del Mediterraneo partendo dalla crisi economica del 2008, il Mare Nostrum è stato caratterizzato da una serie di eventi impressionanti: la guerra in Georgia, le primavere arabe in Nord-Africa, l’annessione della Crimea, il golpe fallito in Turchia, le numerose crisi migratorie che hanno causato migliaia di morti, la continua lotta su Cipro e la questione energetica nel Mediterraneo orientale.

La competizione geopolitica all’interno di questo contesto è andata ad aumentare soprattutto alla ritirata degli Stati Uniti dalla regione, che si sono andati a focalizzare dall’amministrazione Obama su altre aree del Mondo, come il Sud-Est asiatico. Questo processo di “abbandono” di interessi nell’area ha portato ad un sistema che era uscito unipolare dalla Guerra Fredda, ad essere multipolare nel nuovo millennio, con la redistribuzione della potenza che la globalizzazione ancora non ha terminato di svolgere. Proprio questo declino ha portato a manovre strategiche per diversi Stati, innescando una crescente competizione per accrescere la propria influenza geopolitica regionale. 

Muovendosi in una sorta di destrutturazione del Mediterraneo, possiamo analizzare questo contesto come singole sub-regioni che compongono la macro-regione. Innanzitutto a questa analisi va integrata la scoperta, negli ultimi anni, di rilevanti giacimenti di off-shore che stanno ridisegnando la geopolitica dell’area, in quanto per alcuni paesi, come Turchia e Russia ed anche la Cina, il vero baricentro degli interessi nel Mediterraneo è nell’area orientale; in particolare nelle aree delle ZEE, le zone economiche esclusive, che rappresentano un valore di oltre 700 miliardi di dollari e che rappresentano un fattore moltiplicativo della possibilità di interazione tra Egitto, Cipro ed Israele; oltre a questo vanno segnalate le numerose instabilità politiche che, come già detto in precedenza, derivano soprattutto da quel periodo noto come le Primavere arabe, che hanno condotto a guerre civili in Siria e Libia. 

In questo contesto di instabilità vanno inserite anche altre questioni: l’ascesa della Turchia e della Russia, una politica estera italiana ed anche europea molto debole e l’invettiva cinese in Africa e nei Balcani, che strizza l’occhio al Mediterraneo. 

L’instabilità politica dell’ultimo decennio in molti Stati del Medio-oriente e dell’Africa settentrionale ha consentito, di fatto, a queste grandi potenze estere di inserirsi nel bacino del Mediterraneo. Ne è un esempio lampante il caso della Siria, in cui la Russia ha trovato terreno fertile per la sua ostinata ricerca sul Mediterraneo; ne è un esempio la Libia e Cipro, in cui la Turchia ha deciso di ampliare la sua presenza secondo la dottrina della “madre Patria blu”; ne è un ulteriore esempio il conflitto in Yemen, che pur essendo in un’area non bagnata dal mar Mediterraneo, e si configura come una guerra civile, è un punto cardine del controllo delle vie di comunicazione tra asia ed Europa. Al di là dei vari proclami delle forze in gioco, è evidente come ogni Stato abbia deciso di cercare un punto di appoggio nel Mediterraneo.

Dall’altra parte vi è la Cina, che rappresenta indubbiamente un gigante economico, che negli ultimi anni è stata avvantaggiata dal fatto i Paesi del Nord-Africa e del Medio-Oriente sono in maniera logistica lungo delle rotte marittime più trafficate al Mondo; la necessità di investimenti infrastrutturali in queste aree aiuta la Cina nella sua politica di espansione e cooperazione economica, nonostante ad oggi riesca a mantenere un ruolo neutrale. Questo atteggiamento è anche legato al sistema politico di Pechino che cerca di coniugare la globalizzazione all’autoritarismo, complice la continua contrapposizione tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo.

Infine, ma non per importanza, una propria partita cerca di giocarla anche l’Egitto, che rappresenta uno dei maggiori avversari della Turchia nel Mediterraneo. Le relazioni tra i due Paesi si sono andate a deteriorare dopo che nel 2013, Al-Sisi prese il potere in Egitto, andando a rovesciare il Presidente Morsi, che era a Capo del Partito dei Fratelli Musulmani, vicino politicamente e ideologicamente ad Ankara. Lo scontro con la forza turca non è solamente ideologico, ma anche di leadership rispetto al mondo musulmano, partita in cui nessuna delle due potenze che si affacciano sul Mediterraneo vuole arrivare seconda. 

In un contesto altamente propenso a scontri e lotte, il Mediterraneo vede un ulteriore attore, che spesso è risultato assente: l’Unione Europea. 

UNIONE EUROPEA E ITALIA: QUALE RUOLO NEL MEIDTERRANEO 

Nella strategia mediterranea dell’Unione europea, l’Italia rappresenta un ponte tra il Vecchio Continente e l’Africa; questo carattere Mediterraneo dell’Italia, tuttavia, non si esplica in un ruolo effettivo, in quanto l’Italia stessa sta sempre più sviluppando una politica verso il Nord, lasciando di fatto in delegazione il controllo del mar Mediterraneo, vuoti che vengono riempite dalle altre potenze. È proprio in virtù di questa assenza che l’Italia e di conseguenza l’Europa stessa devono tornare ad occuparsi di quei punti fondamentali che rappresenterebbero una riconquista dei punti nevralgici del Mediterraneo: gli stretti, da cui ad oggi transitano merci per circa il 90% delle quote del commercio mondiale. In un contesto altamente vulnerabile, le prossime sfide del Mediterraneo riguarderanno sicuramente le disuguaglianze e l’instabilità politica ormai presente da fin troppo tempo. Il progetto che deve portare avanti tutta l’Europa, ma in primis l’Italia, è quello di una sicurezza e prosperità condivisa, per poter anche trasformare la crisi pandemica in una opportunità.

Non a caso anche la pandemia ha portato ad una diminuzione della richiesta di petrolio e ciò comporterà notevoli problemi alla Libia, all’Egitto e a tutti quei Paesi produttori, complice anche la necessaria transizione energetica. La ripartenza post pandemia dovrà, soprattutto per l’Europa, stimolare un dibattito all’interno della classe politica posta sulle due sponde del Mediterraneo, su temi e sfide comuni, per costruire società senza disuguaglianze e soprattutto più efficienti. 

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *