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L’ Italia delle cooperative: l’importanza delle cooperative sociali!

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La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità” Articolo 45 della Costituzione italiana.

La Cooperativa è una forma di società disciplinata dal Codice Civile, il cui fine è il soddisfacimento dei bisogni della persona (del socio), si tratta di una società a capitale variabile con finalità mutualistiche. 

In Italia si sono sviluppate a partire da metà ottocento e si sono rapidamente diffuse in tutto il territorio, prima di tutto perché gli enti pubblici, in affanno perenne, hanno delegato a queste società quote crescenti di attività in termini di servizi socio-sanitari, educativi e giovanili, ma anche perché la società civile per rispondere ai bisogni del territorio in cui opera, sceglie sempre più spesso di adottare questa forma societaria, ponendosi sempre in sostituzione del Comune o dello Stato.

La prima cooperativa costituita nel nostro Paese è stata il Magazzino di previdenza di Torino (Cooperativa di consumo) del 1854 per iniziativa della “Associazione degli operai”. Nel 1886 nasce la Federazione Nazionale delle Cooperative (in rappresentanza di 248 società e di 70.000 soci), che nel 1893 si trasforma in Lega delle Cooperative (Legacoop). Nel 1919 avviene una netta separazione tra i soci di ispirazione cattolica e quelli di ispirazione laico-socialista, questo porta alla nascita della Confederazione delle cooperative italiane (Confcooperative).

Il 27 gennaio 2011 AGCI (Associazione Generale delle Cooperative Italiane, nata a Roma nel 1952), Confcooperative e Legacoop hanno dato vita all’Alleanza delle Cooperative Italiane, coordinamento stabile finalizzato alla costruzione di un’associazione unica e unitaria di rappresentanza, per armonizzare la ricerca del bene comune con la tutela degli interessi legittimi di parte. Le tre centrali Cooperative riunite nell’Alleanza associano 43.000 imprese che rappresentano oltre il 90% del mondo cooperativo italiano per persone occupate (1.200.000), soci (oltre 12 milioni) e fatturato realizzato (140 miliardi di euro).

Le cooperative di tutto il mondo celebrano la Giornata delle Cooperative dal 1923, ma fu solo nel 1995, anno del centenario dell’ICA (International Cooperative Alliance), che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la proclamò ufficialmente Giornata internazionale delle Cooperative e ne fu istituita la celebrazione ogni anno il primo sabato di luglio. Lo slogan per il 2021 è “Ricostruire meglio insieme”. L’obiettivo di #CoopsDay è sensibilizzare le cooperative e promuovere gli ideali del movimento, come la solidarietà internazionale, l’efficienza economica, l’uguaglianza o la pace nel mondo.

“Nell’ultimo anno, abbiamo potuto constatare che il modello cooperativo ha lavorato per il benessere delle persone e il rispetto per il pianeta, in linea con i suoi principi e valori. Sono fiducioso che vedremo molti casi di come il movimento cooperativo aiuti le comunità a diventare più forti nel mondo post-pandemico”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’ICA, Bruno Roelants.

La Cooperativa Sociale è una particolare forma di Cooperativa, può essere finalizzata a realizzare servizi rivolti alla persona (tipo A) come servizi sociali, sociosanitari, di formazione e/o di inserimento lavorativo oppure può essere finalizzata ad inserire nel mondo del lavoro soggetti svantaggiati (tipo B) per il settore agricolo, industriale, commerciali e/o di servizi. Le Cooperative Sociali sono tutte a mutualità prevalente e si basano sul principio di democraticità, ogni socio ha uguali diritti, a prescindere dalla quota di capitale. Le Cooperative Sociali possono avere anche soci volontari (in quota del 50% dei soci lavoratori) e se di tipo B devono avere almeno il 30% di lavoratori svantaggiati.

Il Rapporto Istat-Euricse evidenzia una forte crescita delle Cooperative Sociali che registrano il secondo maggior numero di imprese (14 mila) e di valore aggiunto (8,1 miliardi) subito dopo le Cooperative di lavoratori (12,9 miliardi) pari complessivamente al 73% per cento del valore aggiunto dell’intera cooperazione.

In questi anni si osserva un trend crescente, infatti se le cooperative nel 2007 erano 50.691, nel 2015 sono diventate 59.027 (+16,4 pp). Questa crescita oltre ad essere anticiclica è ancor più significativa se si tiene conto che, nello stesso periodo, il numero delle altre imprese in Italia ha avuto un andamento negativo (-3,2 pp). Carlo Borzaga, presidente dell’Euricse, afferma che “Nella cooperazione il lavoro è il valore più fisso mentre il profitto è il dato più variabile e questo spiega perché in questo settore abbiamo avuto in questi anni un andamento anticiclico”.

Se suddivise per tipologia, le Cooperative italiane sono per il 49,8% di lavoratori e per il 24,2% di sociali, ma è interessante notare che in alcuni casi i dati delle cooperative sociali raggiungono dimensioni maggiori rispetto al rapporto numerico: rappresentano infatti il 28% del valore aggiunto e il 33% del totale dei lavoratori impiegati nelle cooperative, valori per i quali la cooperazione sociale si pone al di sopra della media dell’intero settore.

Come distribuzione territoriale, la maggioranza delle cooperative è ubicata nel Mezzogiorno (40%), però si tratta di imprese di piccole dimensioni, infatti se consideriamo valore aggiunto e numero di addetti la concentrazione è per il 60% al Nord.

Le cooperative sociali sono imprese in grado di generare percorsi di sviluppo e crescita, per e con, soggetti svantaggiati. Hanno un modello organizzativo della produzione centrato sulla persona per coniugare in modo efficiente obiettivi economici e sociali riuscendo così ad operare con buoni risultati anche durante i periodi di crisi e in territori meno sviluppati. 

Le esperienze della cooperazione sociale in particolari settori e territori hanno generato delle buone pratiche di inclusione sociale tramite percorsi di inserimento lavorativo. Proprio l’inclusione che, nasce e si consolida tra: utente, organizzazione e territorio, è un “prodotto” aggiuntivo che questa forma organizzativa è in grado di “produrre”, oltre all’output per il quale essa è stata costituita. 

Iris Network (Istituti di ricerca sull’impresa sociale) insieme a Regione Calabria hanno redatto un “Paper” sulle Cooperative Sociali come strumento delle politiche attive del lavoro individuando appunto nelle cooperative sociali un ottimo strumento per creare nuova occupazione (o per a conservarla) per le fasce deboli, sono risultate essere un driver efficiente di politiche attive del lavoro e, quindi, un ottimo strumento di politica economica per il perseguimento di obiettivi d’interesse generale. I dati mostrano anche in questo caso che “nelle fasi di crisi economica, le cooperative cercano di mantenere il più possibile inalterati i livelli produttivi e occupazionali per garantire la soddisfazione del bisogno della base sociale”.

Se già oggi le cooperative sociali svolgono un importante ruolo nel favorire la crescita economica e sociale di un territorio, ridurre le cause di esclusione sociale, contribuire a mantenere “aggiornato” il capitale umano e sociale, è  necessario approfondire tutti quegli aspetti legati al ruolo che queste possono svolgere in futuro e a tale scopo è fondamentale individuate nuove e diverse tipologie di strumenti di policy statali come: risorse economiche, agevolazioni fiscali, contributi per lo start-up ecc. 

Inoltre, una loro maggiore diffusione in aree svantaggiate, come in alcune regioni del Mezzogiorno, può contribuire ad innescare processi di rigenerazione del capitale sociale utili ad innescare percorsi di crescita sana e civile in cui viene posta al centro della loro azione la persona e il territorio con cui essa entra in relazione.

Infine, la diffusione del modello della cooperazione sociale potrebbe trovare ambiti interessanti dove esercitare la sua azione come, nel campo della gestione di beni pubblici e servizi per la comunità; nella diffusione di modelli di relazione con i consumatori (cofarming, gruppi di acquisto solidale, etc.); nella generazione di modelli di ospitalità all’interno dei centri storici e dei borghi (albergo diffuso, reti di accoglienza, etc.); nelle attività promosse come startup da Reti per la gestione di beni pubblici e servizi collettivi; nei settori in crescita occupazionale (energie rinnovabili, gestione dei rifiuti, filiere della cultura e della creatività, nuove tecnologie) che operano all’interno di reti di cooperazione nazionali ed internazionali; nell’ambito dell’attività per promuovere e sostenere i processi di innovazione sociale nelle comunità locali (coworking, piattaforme civiche, giornalismo civico, crowdfunding, etc.) e nell’ambito del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Ma per fare tutto questo è fondamentale l’intervento dello Stato.

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