ARTE&CULTURA

La nascita della Repubblica Italiana, raccontata dai grandi del cinema!

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“Quando il 2 giugno 1946 nacque la Repubblica, tutti avemmo la consapevolezza che conservare integri nel tempo gli ideali cui essa si ispirava, avrebbe comportato momenti di duro impegno ed anche grandi sacrifici. Giovanni Leone, 6º Presidente della Repubblica Italiana dal 1971 al 1978.

Uno dei momenti più importanti per la formazione dell’attuale Italia è assolutamente il referendum istituzionale a suffragio universale con il quale tutti i cittadini italiani, uomini e donne, vennero chiamati alle urne per decidere tra monarchia e repubblica. Il referendum fu indetto al termine della Seconda Guerra Mondiale, l’anno dopo la caduta del fascismo, il regime dittatoriale che era stato sostenuto dalla famiglia reale italiana per più di 20 anni. 

Il mondo del cinema è riuscito a raccontare la nascita della Repubblica Italiana in vari modi e sotto diversi punti di vista. “Una vita difficile” di Dino Risi, parte proprio dalla resistenza dei partigiani, passando poi al referendum che ha sancito la nascita della Repubblica Italiana fino ad arrivare all’Italia del boom economico degli anni ‘50. Il film racconta la vita di Silvio Magnozzi (interpretato da Alberto Sordi), partigiano romano che sul punto di essere ucciso da un soldato tedesco, viene salvato da Elena (Lea Massari), figlia della proprietaria di un albergo sul lago di Como. 

La Resistenza Partigiana, detta anche Secondo Risorgimento, ha avuto inizio dopo l’armistizio con gli anglo-americani del ‘43 ed è durata fino alla liberazione d’Italia. Vi hanno preso parte forze molto diverse tra loro per orientamento politico e impostazione ideologica; uomini, donne, civili e militari, tutti uniti dal comune obiettivo di lotta contro il nazifascismo per la liberazione del paese. 

Tornando al film, anni dopo la lotta partigiana, Silvio Magnozzi lavora in un giornale comunista dove viene pagato il minimo salariale, è idealista e legato alle lotte affrontate, non accetta compromessi. Rifiuta per anni i lavori che la suocera gli propone, anche se otterrebbe un salario ben più alto dell’attuale, perché non in linea con i suoi valori morali e anche quando accetta di studiare per l’esame da ingegnere finisce con il rovinare tutto. Il film mostra il conflitto interiore di una persona che si trova a vivere in un mondo in cui non c’è spazio per gli ideali e dove la realtà è fatta di corruzione, sottomissione e tanta ipocrisia. 

Silvio verrà anche arrestato per aver partecipato alle sommosse dopo l’attentato a Palmiro Togliatti. Togliatti è stato guida storica del Partito Comunista Italiano, dopo la liberazione di Roma, il 18 giugno 1944 fu confermato ministro senza portafoglio nel primo governo Bonomi e poi vicepresidente del consiglio. Fu ministro di grazia e giustizia nel governo Parri e nel primo governo De Gasperi. Nel 1948 fu colpito da tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata mentre usciva da Montecitorio. L’autore dell’attentato era Antonio Pallante, un giovane studente di giurisprudenza, fortemente anticomunista. Pallante fu arrestato subito ma la sua reclusione durò appena 5 anni per amnistia. Poche ore dopo l’attentato si verificarono violentissime manifestazioni da Genova a Roma a Napoli e negli scontri perirono decine di dimostranti.

Una scena iconica del lungometraggio è quella in cui Silvio ed Elena vagano per Roma alla ricerca di un posto in cui mangiare “a scrocco”, poiché le scelte di principio che ha fatto Silvio li obbligano a vivere a “pane ed acqua”. Fortunatamente incappano in un facoltoso amico di Elena che li invita a cena dalla nobile famiglia Rustichelli. La cena si tine proprio durante lo spoglio del referendum che i commensali ascoltano alla radio. È molto difficile per Silvio non esprimere le sue vere opinioni sulla fuga del Re quando viene tirato in causa da un nobile, ma la moglie lo zittisce pur di poter continuare a mangiare. Al momento dell’annuncio che il Re ha perso il referendum e la conseguente caduta della monarchia, i principi si ritirano nelle loro stanze al grido di “W il Re!” senza toccare cibo, alcuni nobili scoppiano a piangere mentre altri si sentono male, sconvolti per la piega che ha preso l’Italia. Silvio ed Elena per contro sorridono, restano seduti a tavola e si abbuffano di tutto quel ben di Dio avanzato. 

È interessante vedere come Dino Risi riesca a sintetizzare in poche scene la necessità di cambiamento del popolo e la fedeltà legata alle origini e ai privilegi dei nobili. Per approfondire questo momento storico, possiamo partire dalle trattative con gli anglo-americani durante le quali, Vittorio Emanuele III, Re d’Italia, è in contrasto con il proprio stato maggiore e preferirebbe accettare una resa incondizionata. Dal punto di vista strategico, gli alleati vogliono costringere Hitler a concentrare le truppe in Italia per distoglierle dalla Normandia e dalla Russia. Non hanno interesse a difendere i Savoia, che dal canto loro tergiversano nel prendere posizione. La mattina del 9 settembre 1943 il Re e Badoglio fuggono verso Pescara senza lasciare alcun piano d’emergenza ai ministri e ai comandi militari, questa mancanza di disposizioni, come già detto, porterà il caos tra i soldati e farà si che si formi la Resistenza Partigiana. Nel frattempo, il Re si sposta a Brindisi e diffonde una dichiarazione in cui spiega che la fuga è stata un atto necessario per la salvaguardia di un governo libero, dicendosi pronto a morire per la difesa del suo Paese. Queste parole non serviranno a cambiare il sentimento di tradimento che si è installato negli italiani e porterà al risultato che ben conosciamo nel referendum. 

“Una vita difficile” rappresenta bene la vita degli italiani di quegli anni, parla delle lotte di classe, parla della difficoltà che si fa per mantenere saldi i proprio ideali abbandonando agi e ricchezze, delle rinunce e dei sacrifici per mantenere salda la famiglia, dei cambiamenti che si è disposti a fare pur di riconquistare l’amore di una vita. La pellicola termina con un quadro sull’Italia di fine anni ‘50, in pieno boom economico. Nuove auto alla portata di tutti, industrie fiorenti, feste, lavoro e la nascita della nuova borghesia. Il nostro Silvio Magnozzi che, in un primo momento, sembra aver ceduto a tutto questo, umiliandosi a lavorare per un noto commendator come servile segretario, si riscopre poi fedele ai suoi ideali, alza la tesa e a braccetto con la moglie se ne va.

L’azione partigiana durante la Seconda Guerra Mondiale, la fuga dei reali, la ricostruzione dell’Italia, la lotta per la sopravvivenza, sono tutti temi raccontati in numerosi film da attori e registi rimasti incisi nella storia della cinematografia. Suggeriamo: “Tutti a casa” di Luca Comencini; “Il generale della Rovere” di Roberto Rossellini; “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica; “La grande guerra” di Mario Monicelli e “C’eravamo tanto amati” di Ettore Scola.

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