ARTE&CULTURA

Usare i colori per lanciare un messaggio: la bandiera arcobaleno, simbolo positivo che celebra l’amore universale!

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In un Paese in cui si fatica a calendarizzare il ddl Zan, parlare della giornata mondiale contro l’omotransfobia è importante e mai banale. 

Ogni giorno ci sono persone che subiscono una qualche forma di violenza, fisica e/o psicologica, legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere. L’aumento di queste discriminazioni, rinfocolate dalle parole d’odio che i leader politici diffondono quotidianamente, è principalmente generato dalla mentalità retrograda di parte della popolazione condizionata anche da retaggi di tipo religioso. Questa parte di Paese non è disposta ad accettare alcuna forma di diversità che si allontani da quello che gli è stato insegnato essere “normale”; di conseguenza, si comporta come se, l’approvazione di decreti legge migliorativi dei diritti a tutela delle categorie “discriminate”, porti via loro qualcosa.

C’è però un simbolo creato con lo scopo di dare forza e speranza alla comunità LGBTQ e a tutti coloro che si battono per il riconoscimento di questi diritti: stiamo parlando della Rainbow Flag.

Questo simbolo, conosciuto in tutto il mondo, nasce a San Francisco nel 1978 dall’artista queer Gilbert Baker, su esplicita richiesta dell’allora consigliere Harvey Milk.

La storia di Harvey Milk è stata magistralmente raccontata nell’omonimo film “Milk”, diretto da Gus van Sant e interpretato da Sean Penn.  La pellicola ha vinto 2 Premi Oscar e numerosi altri riconoscimenti per la sagacia e il coraggio con cui ha affrontato una storia esemplare: il sogno d’amore e di emancipazione che ha portato una comunità intera ad attivarsi per dare voce ai diritti, fino ad allora rimasti disattesi e inascoltati. 

Gli anni ‘70 sono stati un periodo di grandi cambiamenti culturali, rivendicati con coraggio e ottenuti dalle persone che hanno deciso di affrontare l’intolleranza di una popolazione e una politica ultraconservatrice; esigenze portate avanti anche a rischio della propria incolumità, dovuta soprattutto alle repressioni operate delle forze dell’ordine.

In quel contesto, il quartiere di Castro, narrato nel film, si trasformò in una piccola isola libera e felice. Qui, la comunità LGBTQ, che nel resto del paese viveva in “clandestinità”, si sentì a casa senza quella opprimente necessità di dover nascondersi o fuggire. Milk e i suoi “guys” spinsero la comunità ad uscire dalla marginalità cui sembrava obbligata e a lottare insieme per ottenere il riconoscimento dei loro diritti. Una volta eletto, Milk, primo uomo apertamente omosessuale a ricoprire la carica di consigliere in un pubblico ufficio della California, si fece promotore di una storica ordinanza sui diritti dei gay e riuscì a trionfare sulla Proposition 6, che voleva bandire gli omosessuali dall’insegnamento nelle scuole pubbliche. Subito dopo questa grande vittoria, durante il Freedom Gay Parade nel 25 giugno del 1978, sventolava per la prima volta la Rainbow Flag. 

“La nostra sessualità è di tutti i colori, di tutti i generi, razze ed età” affermava Baker. L’artista creò la bandiera alla cifra simbolica di $ 1.000 e non appose sopra alcun diritto di copyright, proprio per permettere a tutti il suo utilizzo e renderla patrimonio universale.

La Bandiera arcobaleno originale aveva 8 colori ed ognuno era stato pensato con un significato specifico: fucsia (sesso), rosso (vita), arancione (guarigione), giallo (luce del sole), verde (natura), turchese (magia e arte), indaco (serenità) e viola (spirito). Nei due anni che seguirono la sua creazione, il design della bandiera fu cambiato. Prima fu tolto il fucsia, troppo complicato da reperire; in seguito furono fusi il turchese e l’indaco creando il blu royal, per arrivare così ai colori tutt’ora presenti sulla bandiera. 

La scelta di utilizzare colori vivaci e brillanti fu dettata dalla costante presenza di abiti e accessori colorati nella comunità gay; un messaggio non verbale facile da comprendere, tanto che quelli che la videro la prima volta sventolare al corteo del ’78, non chiesero alcuna spiegazione; semplicemente ci si identificarono, poiché quell’arcobaleno li rappresentava.

La Rainbow Flag nacque dalla necessità di avere un simbolo positivo e inclusivo, che diffondesse un messaggio d’armonia, un emblema riconoscibile ispirato all’essenza stessa della comunità queer con l’obiettivo di emanciparla. Rappresenta non solo ciò per cui la comunità sta lottando, ma anche l’identità del singolo ed è proprio per questo che tutti i colori della bandiera sono uniti, ma allo stesso tempo restano ben divisi; non si perdono l’uno nell’altro ma si rafforzano a vicenda. 

La rainbow flag originale è esposta dal 2015 al MOMA di New York che con questo acquisto ne ha legittimato l’ingresso nella storia e la rilevanza iconografica nella battaglia per i diritti civili. Durante la pandemia Google Arts and Culture, ha inserito questo museo tra quelli visitabili attraverso un tour virtuale.

Oggi la bandiera arcobaleno sventola ovunque, non rappresenta solo la comunità LGBTQ ma è diventata simbolo di inclusività; parla al mondo intero e rappresenta tutti. È orgoglio per quella diversità che non divide e non spaventa ma, al contrario, unisce, con dignità e rispetto.

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