La società complessa e in rapida evoluzione in cui viviamo, richiede continui aggiustamenti e sinergie nelle variegate realtà che rivendicano diritti e tutele per il pianeta e le specie che lo abitano. L’Ambientalismo Intersezionale nasce per riconoscere e fornire collante e forza a questo sfaccettato mondo.
Ma cosa si intende per Ambientalismo Intersezionale? Sul sito del movimento omonimo viene definito “una forma inclusiva di ambientalismo che sostiene la protezione di tutte le persone e del pianeta […] L’AI identifica i modi in cui si intrecciano le ingiustizie contro le comunità in prima linea e la terra”.

Il movimento è nato negli USA nella primavera del 2020, quando, a seguito dell’uccisione di George Floyd, l’attivista ambientale ed eco-divulgatrice Leah Thomas notava l’assenza del mondo ambientalista nel dibattito e nelle proteste successive ai fatti di Minneapolis.
In un post dell’aprile 2020, divenuto virale, Leah Thomas, sottolineando quanto giustizia sociale e ambientalismo fossero questioni interconnesse, annunciava la nascita del portale Intersectional Environmentalist, creato insieme ad altri giovani attivisti.
In una successiva intervista la studentessa americana ha precisato che “il sistema di oppressione che ha causato la morte di così tante persone nere è lo stesso sistema che ha perpetuato l’ingiustizia ambientale. Rendermene conto mi ha indirizzato verso il concetto di “ambientalismo intersezionale” […] L’ambientalismo intersezionale è una versione inclusiva dell’ambientalismo, che si batte per la salvaguardia delle persone e del pianeta, individua i modi in cui le ingiustizie che colpiscono le comunità marginalizzate e la Terra sono interconnesse”.
D’altronde anche la dichiarazione delle Nazioni Unite alla Conferenza di Stoccolma sull’ambiente umano del 1972, nel primo principio, evidenziava la correlazione tra giustizia sociale e protezione dell’ambiente recitando che “l’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future”.

Il concetto di intersezionalità, declinato da Leah Thomas, fu teorizzato nel 1989 dalla giurista e attivista statunitense Kimberlé Crenshaw per indicare quelle situazioni frequenti in cui forme distinte di discriminazione si intersecano formando livelli differenti che spesso non vengono tenuti in considerazione. Queste intersezioni vanno, così, inserite in apposite cornici che possano permettere il loro riconoscimento.
In Italia, il tema delle intersezioni tra diritti e ambientalismo era stato affrontato già nel corso del Padova Pride del 2018, con l’iniziativa: “Ripensare i generi tra antispecismo e ambientalismo. Prima conferenza nazionale di ricerca intersezionale fra identità sessuale, forme di liberazione animale e protezione dell’ambiente”.

Vale la pena evidenziare che, proprio nell’universo LGBTQ, il termine queer simboleggiato dalla Q aggiunta nel corso degli anni all’acronimo rappresenta, di fatto, il superamento delle tradizionali etichette nell’ottica dell’intersezionalità delle lotte.
Dall’approccio multilivelliìo fin qui esposto è possibile comprendere come le più diverse e distanti ingiustizie, disuguaglianze, discriminazioni sociali possano derivare dallo stesso sistema neoliberista etero-patriarcale, bianco, occidentale che occupa i posti di potere, sfruttando e continuando ad alimentare tale hummus culturale.
L’unione solidale di tutte le lotte per i diritti sociali, civili, ambientali, propugnata dagli Intersectional Environmentalist, è per questo non solo auspicabile ma necessaria.