ENERGIA&AMBIENTE

Quando far star bene l’uomo rischia di danneggiare l’ambiente!

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Dalla nascita della medicina più antica a quella attuale, tecnologica, avanzata e più precisa, la qualità e la quantità dei farmaci venduti sul mercato è notevolmente cambiata cosi come mutata è la vendita e diffusione di svariati principi attivi farmaceutici. Ad oggi, secondo stime della WHO, sono presenti sul mercato mondiale circa 3000 principi attivi, con il valore delle vendite raddoppiato a partire dal 1990, complice anche la capillarità con cui ormai vengono distribuiti e, soprattutto, la globalizzazione. 

Un sempre maggior uso di medicinali è sicuramente dovuto all’aumento della prospettiva di vita che conduce di conseguenza ad un maggior uso di medicinali specifici; alla luce di questo, però, è chiara conseguenza l’aumento, nell’ambiente, di alcuni principi microbici, presenti anche negli allevamenti di bestiame a causa di una sempre più alta resistenza antimicrobica. Considerando il settore farmaceutico è innegabile che esso rappresenti un’industria sempre più rapida, dinamica, con la necessità di stare al passo con i tempi per la progettazione ecologica, cercando di diminuire il rischio ambientale attraverso anche la semplice agevolazione del riciclo delle acque reflue. Quando si parla di innovazione sostenibile e tecnologica si fa sempre riferimento alla necessità di diminuire l’impatto delle cure per l’uomo rispetto all’ambiente. Ad oggi, a livello internazionale, oltre alle numerose campagne di informazione e sensibilizzazione sul tema, sono presenti numerosi progetti e ricerche sulla questione del riciclo medicinale. 

Un report dell’Unione del 2017, inoltre, ha dimostrato come siano presenti in natura residui di antidolorifici, antidepressivi, contraccettivi ed antiparassitari, non solo nell’acqua potabile, ma anche nel suolo e nei tessuti animali; sicuramente la fonte primaria della presenza dei farmaci nell’ambiente sono le modalità di utilizzo e di conseguenza il trattamento delle acque reflue è meno efficace, anche perché il miglior trattamento possibile non è mai totalmente efficace. La maggior parte dei farmaci è concepita per agire a basse concentrazioni così da agire nel lungo termine; la presenza di principi attivi nel suolo o nelle acque fa si, inoltre, che essi siano successivamente presenti nelle flora e nella fauna, rappresentando un rischio per la tossicità di tali prodotti. 

Un altro report dell’ONU, inoltre, mostra come la presenza del principio attivo della pillola contraccettiva nei pesci maschili, comporti una modifica del sistema endocrino che compromette la capacità riproduttiva della popolazione ittica; altro animale a rischio a causa della presenza di prodotti farmaceutici nell’ambiente è la lontra, che a causa del medicinale diclofenac, che può avere delle conseguenze letale sugli avvoltoi in Asia dall’esposizione alle carcasse di bestiame trattato con tale farmaco. Si presume, inoltre, che il calo delle popolazioni di scarabeo stercorario possa essere almeno in parte attribuito all’uso di farmaci antiparassitari per il bestiame. 

Alla luce di queste considerazione pare evidente come ancora una volta il comportamento umano, o per meglio dire la cura dell’essere umano, abbia delle conseguenze catastrofiche sull’ecosistema, anche se in maniera indiretta. Come comportarsi quindi per il riciclo di un medicinale scaduto o non? 

IL RICICLO MEDICINALE IN ITALIA 

I medicinali scaduti e non sono considerati, secondo la legge italiana e su direttiva europea ( la direttiva della Commissione 2004/27/CE), dei rifiuti altamente pericolosi, così come i prodotti ingombranti o gli elettrodomestici; tuttavia in Italia si è sviluppata una raccolta di tipo capillare che ne facilita lo smaltimento. Innanzitutto un passo molto importante che ognuno di noi può svolgere da semplice cittadino è quello di utilizzare questi contenitori che solitamente troviamo presenti nelle varie farmacie comunali, in maniera tale da non buttarli nei propri cestini presenti a casa. In questo modo, smaltiti correttamente , sicuramente l’ambiente ci “ringrazia” ; ovviamente questo per quanto riguarda il semplice involucro in cui è contenuto il medicinale, mentre per quanto riguarda la scatola ed il foglietto  illustrativo fanno parte del percorso di riciclo della carta. 

Questo tipo di raccolta capillare dei medicinali ci permette di svolgere un vero e proprio servizio di riciclo ambientale, in quanto una volta raccolti, i farmaci vengono bruciati in specifici termovalorizzatori con delle temperature controllate, che permettono di dividere i principi attivi, rendendoli dei semplici elementi presenti in natura ed in grado di non inquinare l’ecosistema, grazie anche ai filtri presenti nei termovalorizzatori che impediscono alle sostanze inquinanti di diffondersi nell’ambiente.

Il progetto di riciclo farmaceutico a livello nazionale è già a buon punto, ma con la pandemia da Covid-19 la necessità di politiche atte all’attenzione di tale problema è ulteriormente aumentato; proprio per questo, ad esempio, l’Unione europea ha sviluppato un fondo di investimenti, noto come l’EU4health, che non solo promuova le carenze strutturali nei Paesi membri in ambito sanitario, ma che garantisca un corretto smaltimento dei dispositivi di protezione. 

Se la politica, quindi, prova a muoversi a difesa dell’ambiente, nonostante numerosi tentennamenti, è giusto che anche noi, come semplici cittadini mostriamo attenzione a piccoli gesti per noi, ma fondamentali per la salvaguardia ambientale. 

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