ARTE&CULTURA

La street art racconta gli operatori sanitari: un messaggio di speranza, tra ironia e sensibilità.

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Da sempre l’arte comunica analizzando, raffigurando, reinterpretando la realtà. Alcuni esponenti della street art hanno dedicato delle loro opere agli operatori sanitari, protagonisti in tempi di Covid-19.

La street art nasce a New York alla fine degli anni ‘50 come forma di protesta, considerando già allora i muri come lo spazio pubblico per eccellenza dove esprimersi; si sviluppa poi negli anni ‘80, dove si definisce la street art moderna, caratterizzata da graffiti, stencil e murales.

In Italia si diffonde principalmente a Milano, Bologna e Roma, considerate tre “scuole” leader della street art.  Rispetto a questa forma di espressione l’opinione pubblica passa gradualmente dal considerarla semplice vandalismo a vera e propria arte “istituzionale e ufficiale”. Oggi questa corrente culturale non è più di nicchia, ma continua ad evolversi trattando temi underground ed anche politici, fino ad arrivare ad argomenti più attuali, sociali e di vita quotidiana, come nell’ultimo anno il Covid-19. Numerosi artisti hanno risposto alla pandemia con ironia ma soprattutto con messaggi di coraggio e speranza; sono apparse in tutta Italia manifestazioni visive di affetto e vicinanza nei confronti degli infermieri, da sempre in prima linea nell’affrontare la pandemia.

Di seguito parliamo di alcune di queste realizzazioni artistiche sparse nella penisola.

A Milano, Cosimo Caiffa, in arte Cheone ha realizzato, con la tecnica del fotorealismo, un’opera dedicata agli operatori dell’Ospedale Sacco, nel popolare quartiere Quarto Oggiaro, grazie all’iniziativa di Spazio Baluardo. Si tratta di un maxi-murales che raffigura una dottoressa, un’infermiera, un bimbo e due uomini; indossano tutti le mascherine chirurgiche e colpiscono con il loro sguardo espressivo. Purtroppo, il murales è stato vandalizzato con vernice bianca che ha coperto i volti; un gesto così vile che non è stato neanche rivendicato. Spazio Baluardo ha fatto sapere che il murales non verrà sistemato, per permettere così a chi lo guarda di riflettere e combattere il clima di tensioni sociali che sono in corso.  Inevitabilmente, il pensiero va a quella promessa non mantenuta “ne usciremo migliori”.

Sempre a Milano, Lapo Fatai ha realizzato con le bombolette spray un gigantesco dipinto che è diventato simbolo della resistenza lombarda. Il murales di 90 metri quadri intitolato “per non dimenticare” sorge vicino all’Ospedale Auxologico San Luca e ha richiesto per la sua realizzazione 10 giorni di lavoro su una gru. Ritrae un’infermiera col pollice in su, con il volto sorridente ma segnato dall’aver indossato per diverse ore una mascherina. Immagine che ci riporta con la memoria al periodo in cui la pandemia era al culmine e i nostri operatori sanitari erano stremati, segnati ma, nonostante questo, portatori di un messaggio di fiducia. L’opera è stata disegnata con lo stile del fumetto per arrivare in modo diretto a tutti ma soprattutto ai bambini.

A Rimini, Romeo e Mattia Tentoni hanno realizzato un murales raffigurante un infermiere che guarda amorevolmente il mondo tenuto tra le braccia. Quest’opera è posizionata all’ingresso del Pronto Soccorso della città ed è stata pubblicata solo in seguito all’assurdo caso di un infermiere a cui è stato negato, ripetutamente, un caffè nei bar della zona perché, a detta dei baristi, gli altri clienti lo “guardavano storto”. Eppure, il rapporto Censis-Fnopi racconta di un’Italia che al 91% si fida degli infermieri, considerandoli fondamentali per garantire assistenza alla popolazione, infondendo un sentimento di sicurezza e tranquillità nelle famiglie che hanno in cura; evidentemente però c’è una piccola percentuale che al contrario li considera incapaci o portatori di quel male che ormai conosciamo bene. Questa spaccatura è dettata sicuramente dalla mala informazione del singolo ma anche dal basso livello giornalistico nazionale, che affronta sempre le questioni con lo scopo di fare sensazionalismo invece di valutare conseguenze ed approfondire i fatti. Sempre secondo il rapporto Censis-Fnopi, a 29 milioni di italiani è capitato di imbattersi in notizie false o sbagliate sul Corona Virus. Informazioni diffuse e traversali che hanno influenzato negativamente l’opinione pubblica e l’efficacia delle misure messe in atto dal Governo e dai sanitari. In questo contesto gli infermieri hanno coperto il ruolo di debunker.

Tornando ai murales, a Bergamo, città simbolo dell’emergenza sanitaria, il giovane street artist Franco Rivolli ha realizzato un’opera su una torre dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII raffigurante un medico con ali d’angelo che abbraccia l’Italia, lanciando un messaggio di speranza e amore.

Non poteva mancare un riconoscimento artistico anche a Codogno, prima città in lockdown e luogo da cui è partito tutto, dove l’artista Alessio-b ha realizzato a luglio una serigrafia applicata con la tecnica del paste-up raffigurante un’infermiera “Wonder Woman”. Purtroppo, a gennaio il murales è stato sfregiato. Non si sa ancora se sia stata la “bricconata” di qualche ragazzino o un vero e proprio attacco ai medici messo a segno da qualche negazionista del Coronavirus che in quelle zone sono molto attivi.

“Da artista mi è spiaciuto relativamente perché so che è una cosa che può succedere, ma dal punto di vista personale invece mi è dispiaciuto molto perché era stata fatta in un momento particolare, in una città particolare” ha affermato Alessio-b.

Sullo stesso tema, a Padova, lo street artist Yveviper ha realizzato un murales intitolato “SuperDoc” su una parete dell’ospedale. Ritrae un infermiere in posa fiera con un vistoso mantello rosso sulle spalle. Un omaggio che vuole rendere onore ai veri eroi di questo momento.

Sempre avendo come soggetto i super-eroi, a Vimercate, la ritrattista pastellista Chiara Bigatti ha deciso di sfruttare un cartellone pubblicitario rimasto vuoto sulle strade della Brianza. In un periodo in cui c’è un forte bisogno di eroi, ha deciso di raffigurare un operatore sanitario con la mascherina tra Ironman, Capitan America, Batman e Spiderman.

Spostandoci a Roma, l’artista Harry Greb ha voluto fare un tributo agli abbracci mancati, quelli che non abbiamo potuto dare ai nostri cari, ricoverati negli ospedali. L’opera, realizzata sul muro esterno dell’Istituto Nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, rappresenta una scena del film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” dove però i due protagonisti si abbracciano coperti da guanti e mascherine. Lo Spallanzani non è nuovo ad opere di questo tipo, infatti sul muro esterno si può ammirare un murales lungo 270 metri intitolato “Lessons from the Past, Challenges for the Future” che rappresenta 13 scienziati e ricercatori. Questo murales è stato realizzato per celebrare i grandi uomini che hanno scritto la storia della ricerca sulle malattie infettive e lanciare un messaggio di fiducia verso il futuro.

Concludiamo questo viaggio nella street art italiana in Sicilia, dove Salvatore Benintende, in arte TvBoy, conosciuto dal grande pubblico soprattutto per l’iconico murale che raffigurava il bacio tra Di Maio e Salvini, ha reso pubblica la sua ultima opera, realizzata con la tecnica dello stencil, che si intitola “We can do it” (possiamo farcela). Rappresenta un’operatrice sanitaria con il braccio piegato, posa grintosa che si rifà ai manifesti degli anni ‘40. Non è la prima volta che quest’artista celebra il personale sanitario; con l’opera “Guardian angels” li aveva immortalati come angeli custodi.

Proprio TvBoy afferma che “La strada è il museo più democratico che ci sia”. La street art può essere osservata da tutti in qualunque momento ed eleva le città in cui è rappresentata. Delle vere e proprie gallerie en plein air, che colgono per prime le tendenze e i sentimenti della cittadinanza.

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