Alessia Seri
Può un videogioco diventare baluardo della libertà di stampa?
Minecraft è una delle community di gioco più grandi al mondo, formata da 200 milioni di giovanissimi e non solo, i cui server sono accessibili in tutti i paesi, anche quelli che sistematicamente applicano la censura.
Forte di questa sua unicità, per mano di “Reporter Senza Frontiere”, associazione non-governativa e no-profit, nel marzo 2020 è stato lanciato “Uncensored Library”, server pubblico a difesa della libertà di stampa: una biblioteca virtuale priva di censure, realizzata da 24 costruttori provenienti da 16 paesi diversi, che raccoglie oltre 200 libri e articoli censurati, disponibili sia in lingua inglese che in originale, che dà voce a blogger e giornalisti deprivati di questa opportunità nel loro paese di origine.
Questo progetto si divide in 5 aree dedicate a: Russia (Yulia Berezovskaia), Arabia Saudita (Jamal Khashoggi), Vietnam (Nguyen Van Dai), Messico (Javier Valdez Cárdenas) ed Egitto (Mada Masr). Il successo è innegabile, basti pensare che in 5 giorni dal suo lancio ha realizzato oltre 23 mila download da parte di 17 mila utenti unici, numeri cresciuti in maniera esponenziale nei mesi a seguire; nel 2021 sono state aggiunte altre 2 aree a riprova del grande interesse dei membri della community per questo progetto.
Tuttora “Reporter Senza Frontiere” è, infatti, al lavoro per contattare nuovi giornalisti che operano in paesi difficili e portare i loro scritti nella “Uncensored Library”.

Nel 2019 nel mondo sono stati assassinati 49 giornalisti e arrestati 389 reporter e ad oggi la pressione su questa categoria continua a salire, aggravata dalla crisi sanitaria, dalla nascita di governi populisti e da libere elezioni con forti sospetti di manipolazioni.
Utilizzare un videogioco per aggirare il sistema di censura che i governi hanno consolidato è, quindi, una soluzione ingegnosa che permette ad un pubblico sconfinato di informarsi e di dare informazioni in maniera sicura creando una piccola bolla protetta grazie all’utilizzo delle reti internet.
Ma se da un lato internet garantisce l’accesso all’informazione, dall’altro le piattaforme web sono talmente ricche di notizie che diventa difficile districarsi; nei paesi occidentali, quelli considerati liberi dal punto di vista della fruizione e dell’offerta informativa, il fact checking è diventato uno dei lavori più difficili. Siamo, quindi, di fronte ad una vera e propria bulimia di informazioni.
Rolf Dobelli, nel suo libro “Smetti di leggere notizie. Come sfuggire all’eccesso di informazioni e liberare la mente” affronta proprio questo tema. Il libro racconta l’evoluzione del giornalismo partendo dagli anni ‘70, quando i quotidiani erano un appuntamento che coinvolgeva l’intera famiglia provocando dibattito e confronto. Oggi invece ci costa fatica leggere testi lunghi, siamo intossicati dalle notizie e dai social e impieghiamo il 90% del tempo in articoli e video privi di valore o interesse pratico.

Nell’era dell’informazione “usa e getta”, capace di provocare distorsioni della realtà, il lettore è immerso in un sistema che lo inonda di fatti e notizie, finendo per renderlo, spesso, uno spettatore impotente. Abbiamo, dunque, bisogno di una dieta da questo flusso di notizie frenetiche, seguendo un percorso di miglioramento personale: “staccare” da breaking-news e notiziari, dedicando più tempo alla riflessione soffermandosi su ciò che davvero ci interessa.
Dobelli ci dice: “Leggete riviste e libri, che non hanno paura di rappresentare la complessità del mondo”, un invito a dedicare tempo e concentrazione su letture di valore, invece che abbandonarsi alla passiva fruizione di notizie.
Dobbiamo, pertanto, liberarci da questa malsana abitudine spendendo del tempo di qualità per arricchirci veramente, guadagnandone in creatività e felicità, riducendo lo stress e liberandoci dalla falsa necessità di dover avere un’opinione su tutto.