ENERGIA&AMBIENTE

Stampa libera e lotta ai cambiamenti climatici: non c’è più tempo!

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Una panoramica generale.

Nella nostra società attuale i mezzi di comunicazione di massa hanno assunto un ruolo fondamentale come megafono delle richieste della cosiddetta Generazione Z in tema di cambiamenti climatici, tanto da esser ritenuti imprescindibili anche per la comprensione dei mutamenti catastrofici in atto. 

Dai tempi più antichi la gestione del flusso dell’informazione era affidata al lavoro degli amanuensi ed era di tipo verbale per la maggior parte della popolazione e considerata in maniera unidirezionale; questo non significa che nelle epoche passate la notizia fosse sempre e solo autonoma anzi, vi erano anche canali che hanno influito alla divulgazione di un’informazione “diversificata” che ha svolto funzioni rilevanti nella società.

Con l’avvento della rivoluzione industriale dell’Ottocento, l’uomo si è posto come chiave essenziale, ed  ingranaggio, nel processo di industrializzazione, diventando capace di favorire i processi di produzione; è evidente, quindi, che la nostra società, alla luce di ciò, ha subito notevoli cambiamenti, dal punto di vista dell’informazione, in corrispondenza di grandi stravolgimenti epocali e che tale rapporto sia tuttora presente. 

Uno dei temi che è da considerare come totalizzante all’interno del nostro assetto sociale odierno è sicuramente quello dei cambiamenti climatici; un tema che per molti versi non è ancora pienamente compreso; per tale ragione è evidente come, negli ultimi quindici anni, gli Stati abbiano incrementare conoscenza e competenze in ambito energetico e in quello del rischio climatico e della sicurezza ambientale. Gli strumenti individuati e adoperati per arginare la questione e educare alla consapevolezza sul rischio del Pianeta e delle future generazioni non sono ancora, però, sufficientemente efficaci.  Analizzando qualche dato a riguardo possiamo subito evidenziare quali sono le conseguenze di questa mancata presa di coscienza sul problema:

La tendenza all’attuale riscaldamento globale è di particolare importanza perché circa il 95% di esso è derivante dall’azione dell’uomo; la temperatura media della superficie terrestre è aumentata di 1,18 gradi Celsius dalla fine del XIX secolo e tale cambiamento è dovuto soprattutto a causa dell’aumento delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Le diverse osservazioni effettuate anche dalla NASA Global Climate Change, mostrano che il manto nevoso primaverile nell’emisfero settentrionale è diminuito negli ultimi cinque decenni e la neve si scioglie sempre prima; inoltre i ghiacciai si stanno ritirando quasi ovunque nel Mondo, comprese le Alpi, l’Himalaya, le Ande, l’Alaska e l’Africa ed il numero di eventi record id bassa temperatura dal 1950 è diminuito del 50%. 

Insomma, se dal punto di vista scientifico siamo ben consapevoli che non ci sia più tempo, dal punto di vista politico e dell’informazione non si può dire lo stesso. 

Friday’s for future e giornalisti ambientali: la speranza del futuro.

Se dal punto di vista scientifico i cittadini sono consci del rischio che si sta correndo, lo stesso non si può affermare per quanto riguarda la concretezza delle azioni del singolo e dell’impegno della società. Per contro, c’è da dire, che i messaggi dei media hanno il potenziale per consentire al pubblico di sviluppare e migliorare la conoscenza, e quindi cambiare atteggiamenti e intenzioni comportamentali, ma,spesso, l’esposizione scelta dal canale mediatico sui temi del  cambiamento climatico e sulle scienze del clima non garantisce la piena comprensione del fenomeno. Il movimento ideato da Greta Thunberg, infatti, sopperisce a questa mancanza cercando di rendere a parole e attraverso manifestazioni inequivocabili ciò che i “potenti della Terra” non avevano ancora capito. Affrontare il tema del cambiamento climatico in maniera così aperta è un compito complesso che dipende, non solo dal consenso internazionale, ma anche dagli sforzi dell’intera comunità. Questo processo, infatti, passa anche per l’informazione, anche quella più scomoda; è ciò che, nel 2018, hanno provato a fare nelle Filippine, dove tre persone a settimana hanno perso la vita per la protezione dei loro terreni da progetti minerari. Morti totali 164, solo per aver difeso la loro natura. Una cosa simile avvenne già nel 2010, in Russia, dove il giornalista Mikhail Beketov rimase paralizzato a seguito di un attacco avvenuto presso il suo domicilio; attacco dovuto al fatto che il giornalista si stava occupando degli impatti (devastanti) della costruzione di un’autostrada tra San Pietroburgo e Mosca. Politiche del tutto feroci contro chi decide di svolgere il suo lavoro e di aprire gli occhi a chi dovrebbe preoccuparsi del futuro del Pianeta. Rimprovero che la stessa Greta Thunberg continua a fare ogni venerdì dal 20 agosto del 2018, quando per la prima volta decise di saltare la scuola per andare a protestare davanti al Parlamento svedese, perché non si sta facendo abbastanza per la lotta al cambiamento climatico. La scelta della giovane attivista trovò, da quel giorno, un grande riscontro in tutto il mondo, culminando nella grande manifestazione mondiale del 15 marzo 2019 del Friday’s for Future: una data storica che coinvolge 1,5 milioni di giovani studenti in tutto il Mondo per un totale di 2083 diverse città; un’onda verde che ancora oggi continua a chiedere di intervenire.

E se è vero che i giornalisti sono il megafono di una sempre più impellente emergenza, ad oggi, molti giovani si riconoscono negli ambientalisti come Greta, che il punto in cui rischiamo di arrivare è quello di non-ritorno e che l’attuazione di una nuova politica ambientale è garanzia di libertà e di futuro. 

Intervenire per garantire un futuro a questo Pianeta, intervenire affinché si decida di cambiare passo, intervenire affinché i leader del negazionismo ambientale se ne facciano una ragione: non c’è più tempo. Non si può più aspettare perché i ragazzi, e con loro tutti quelli che hanno scelto di agire, hanno il diritto che Mondo e Potenti prendano in carico la questione individuando un piano di azioni più concreto per salvare la Terra.

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